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Un grande parco scientifico e tecnologico l’eredità che Expo 2015 sta creando alle porte di Milano
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Intervista a Riccardo Capo, Chief Operating Officer Operations Division di Arexpo

Nella vasta area che ha ospitato l’Esposizione universale, sta muovendo i suoi primi passi Mind, Milano Innovation District. Un progetto che guarda ai modelli internazionali e che vuole attrarre imprese, università, istituti di ricerca e giovani talenti. Quali sono le sue sfide e come potrà contribuire  all’innovazione nel Paese? Ne abbiamo parlato con Riccardo Capo, Chief Operating Officer Operations Division di Arexpo, società proprietaria del sito e “regista” dell’operazione.

 

Si può avere una panoramica dello stato dell’arte attuale di Mind, quali sono le strutture già operative e quali lo saranno a breve?

“Partiamo da Expo. Delle strutture dell’Esposizione sono rimasti Palazzo Italia, il grande teatro all’aperto per gli spettacoli, alcune edifici che rimarranno in questa fase transitoria e un unico padiglione, quello del Nepal, che sarà smontato a breve. In questi tre anni abbiamo tenuto l’area, che è di oltre un milione di metri quadri, in perfette condizioni e dopo il 2015 ha ospitato un milione di persone negli eventi che abbiamo organizzato. E’ stata anche restaurata Cascina Triulza che adesso è la sede di Arexpo. A Palazzo Italia lavorano già i primi ricercatori dello Human Technopole”.

C’è un modello internazionale a cui ci si è ispirati nel delineare il progetto Mind?

“Farei una premessa, spesso il post Expo è più difficile da realizzare che la stessa esposizione. Arexpo insieme ai suoi soci principali (Governo, Comune di Milano e Regione Lombardia), ha scelto di creare un grande luogo per il futuro, noi lo chiamiamo ‘ecosistema dell’innovazione’ che abbiamo chiamato MIND. Non era una scelta scontata, in passato c’erano state altre proposte ma questa è sembrata la più adatta a valorizzare un’area con grandi potenzialità che doveva mantenere una sua vocazione internazionale e al tempo stesso guardare al futuro. Arexpo ha studiato i migliori modelli internazionali dei parchi scientifici e tecnologici, in questo in Italia siamo carenti, c’è solo un piccolo esempio a Trieste, ma nel mondo ci sono molti casi di successo”.

Come definirebbe i suoi principali punti chiave?

Il segreto del successo è l’interazione tra Università, imprese, istituti di ricerca pubblici e privati. Ed è esattamente ciò che è presente nel progetto MIND. Ci saranno infatti le facoltà scientifiche della Statale di Milano, è già presente il primo insediamento dello Human Technopole, inoltre abbiamo ricevuto le manifestazioni di interesse per insediarsi in MIND da parte di oltre 70 imprese e sono in corso da mesi i lavori per la costruzione del Nuovo Ospedale Galeazzi, che essendo di rango Ircss ha una importante sezione dedicata alla ricerca.

Vede criticità nelle sue fasi di sviluppo?

“Si tratta di un progetto enormemente complesso e nel nostro Paese c’è una sfiducia antica verso queste operazioni. Da parte nostra ci stiamo impegnando per rispettare tutti i tempi previsti, per ora ci siamo riusciti ma siamo consapevoli che dobbiamo tenere insieme le esigenze del mercato con i tempi della Pubblica Amministrazione. Direi che questa è la sfida da vincere. A regime, tra otto – dieci anni, ogni giorno verranno a MIND oltre 60mila persone, in grandissima parte giovani. Stiamo praticamente progettando una città”.

A suo parere Mind attirerà maggiormente grandi o piccole-medie imprese? E sul fronte capitali si tratta di un mix tra fondi pubblici e privati, ci sono delle tipologie che prevalgono?

“Tutte le iniziative di questo tipo hanno bisogno, soprattutto in una fase iniziale, di un sostegno pubblico, avviene anche all’estero. Per MIND però già oggi possiamo contare su 1,8 miliardi di euro di investimenti privati (1,5 miliardi da parte di Lendlease e 300 milioni da parte del Gruppo ospedaliero San Donato), Si tratta di una cifra destinata a crescere rapidamente quando firmeremo i contratti con le aziende che verranno da noi. Sono cifre molto rilevanti che ci confortano per il futuro del progetto. Le manifestazioni di interesse per ora sono arrivate principalmente da grandi aziende, ma certamente ci dovrà essere un mix con soggetti più piccoli, start-up ad esempio. Per questo abbiamo lanciato una call (MINDlab) per chi già oggi vuole venire da noi a fare sperimentazioni”.

Quali saranno i soggetti maggiormente coinvolti nello sviluppo?

“Arexpo è la società proprietaria dell’area ed è il ‘regista’ di tutta l’operazione. C’è poi l’importante presenza di Lendlease, una delle più grandi società di sviluppo immobiliare nel mondo, che ha vinto il bando per la concessione e lo sviluppo di una parte dell’area per i prossimi 99 anni. Ci sono poi naturalmente le istituzioni pubbliche, l’Università Statale, il Gruppo San Donato e le aziende che verranno da noi. Siamo in tanti e mettere insieme tutti è il nostro compito”.

A che punto è lo sviluppo di MindLab e quali saranno le prossime fasi?

“MINDlab per noi è un’iniziativa molto importante, è lo strumento che permette di venire da noi subito. Abbiamo ricevuto molte risposte alla nostra chiamata, la principale per ora è quella di Bosch che farà sperimentazioni importanti nel settore della mobilità, in particolare nelle vetture driverless.

In che modo l’innovazione tecnologica che sarà alla base di Mind influirà sulla città di Milano e sulla vita quotidiana dei suoi abitanti?

“MIND è un progetto ‘milanese’ ma è anche e soprattutto un progetto nazionale e internazionale. Per Milano è l’occasione di confermare la sua vocazione al futuro attraendo tanti giovani talenti. Per il Paese è l’opportunità di confrontarsi alla pari con gli altri Paesi europei e non solo, in un campo decisivo come quello delle scienze della vita, perché bisogna ricordare che ad esempio lo Human Technopole studierà principalmente proprio malattie come i tumori, il Parkinson e l’Alzheimer”.

 

Foto Riccardo Capo, Chief Operating Officer Operations Division di Arexpo

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