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Come cambiano le competenze per traguardare la Digital Transformation Come cambiano le competenze per traguardare la Digital Transformation
Ne abbiamo parlato con Paolo Sassi, Chief Information Officer del Gruppo Artsana. Artsana, nata nel 1946, è oggi un Gruppo italiano di rilievo che... Come cambiano le competenze per traguardare la Digital Transformation

Ne abbiamo parlato con Paolo Sassi, Chief Information Officer del Gruppo Artsana.

Artsana, nata nel 1946, è oggi un Gruppo italiano di rilievo che opera nella produzione e commercializzazione di prodotti paramedicali e per la puericultura. La trasformazione digitale non riguarda solo prodotti e processi aziendali, ma anche le competenze delle risorse interne.

 Cosa vuol dire Digital Transformation per Artsana?

Stiamo vivendo la Digital Transformation come una “innovazione accelerata” che non riguarda solo la tecnologia ma porta a cambiare il modo di lavorare, i compiti delle risorse, il workplace nel suo complesso. E’ una spinta innovativa che interessa anche i nostri prodotti. Certo la tecnologica è un abilitatore fondamentale. Si pensi al Cloud: ci consente di realizzare progetti più rapidamente e a costi più contenuti.

Per indirizzare tutto questo, quali criticità, ammesso che ci siano, in termini di competenze interne?

In Artsana è stata realizzata un’importante riorganizzazione dell’IT qualche anno fa, con introduzione in squadra di risorse e competenze “fresche”, e questo oggi ci agevola non poco. Quello che stiamo facendo è valorizzare e potenziare i profili che già abbiamo, intervenendo sulle competenze organizzative e relazionali. Questo presuppone che vengano individuate le risorse, nella Direzione IT come nelle altre aree aziendali, che più di altre siano in grado indirizzare i cambiamenti attraverso team di co-working. Ad esempio, un team di co-working è stato creato per lo sviluppo di app, un vero e proprio team interfunzionale di 5 persone prese dall’IT, dal Marketing e da altre aree aziendali. Non si tratta di risorse con specifiche conoscenze digitali, quanto persone che mostrano propensione e passione per il nuovo mondo digitale.

Come vengono individuate queste risorse?

Non c’è uno specifico metodo di scouting di queste risorse: semplicemente bisogna avere “fiuto” e scommettere su quello che potranno creare. Un ruolo e un titolo di studio spesso “ingabbiano”. Se c’è alla base la passione per quello che si fa, in questo caso per il digitale, un minimo di formazione e un contesto organizzativo favorevole consentono a queste risorse di dare il meglio. Lavorando in questo modo si creano nuove competenze sul campo. Sono convinto che si debba riaffermare la “cultura del fare”, anche perché la Scuola e l’Università non sempre riescono e possono stare al passo con i rapidi cicli dell’attuale evoluzione tecnologica.

La formazione, nelle modalità con cui oggi viene erogata, ha ancora senso?

Si, ma solo per le competenze trasversali, come lo sviluppo di managerialità. Sulle nuove tecnologie, più che formazione serve un’interazione continua tra il mondo accademico, la Rete e l’azienda, sfruttando al massimo le piattaforme social che favoriscono la collaboration e il knowledge sharing.

Dal quadro che ha descritto emerge come, per promuovere la creazione di nuove competenze, sia necessario agire sull’organizzazione, dell’IT e non solo …

Nell’IT e anche nelle altre aree, bisogna lasciare più libertà alle risorse con una certa predisposizione e potenzialità in modo da favorire team interfunzionali che generino idee nuove e le realizzino. Poi bisogna creargli il contesto giusto, nel caso del team di co-working dedicato alle app è stato creato un laboratorio, che si differenzia dal resto del contesto IT.

E’ importante intensificare dialogo e interazione tra IT e altre aree. Questo in Artsana avviene: già qualche anno fa è stato costituito un team, dedicato all’evoluzione dei siti web, che ha messo a fattor comune esperienze di persone IT e Marketing. Da allora questo modello si replica su diversi progetti e sono stati costituiti anche dei Comitati Digitali.

Si può dire che state implementando un modello di IT bimodale?

L’obiettivo non è tanto quello di implementare un modello, quanto garantirsi che ci siano risorse in grado di “indirizzarsi e indirizzare l’azienda” sulle aree di innovazione. Si tratta di risorse che sanno monitorare i trend e recepire nuovi paradigmi all’interno del nostro contesto, che sanno dire come il mondo preesistente potrà evolvere. E’ un team che, oltre alle attività che ha sempre seguito, si occupa anche di questo e ne ha le capacità per farlo.

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