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L’ecosistema dei pagamenti digitali
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L’ecosistema dei pagamenti sarà al centro di una vera e propria rivoluzione digitale nei prossimi anni sotto la spinta della crescita dell’e-commerce, del mobile e grazie anche al nuovo quadro regolamentare dettato dalla PSD2.

In realtà già da anni si parla delle minacce che potrebbero derivare per il sistema bancario da parte dei cosiddetti Over The Top (Paypal, Google, Apple, Samsung, AliBaba) così come da anni si parla del ruolo che gli operatori telefonici potrebbero giocare in questo mercato.

Sicuramente i progressi ci sono stati, anche se le previsioni di crescita di qualche anno fa sono state in gran parte disattese sia a livello mondiale che in Italia, paese che come è noto presenta ancora un basso utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico rispetto al contante. Come tutti i settori regolamentati infatti quello dei pagamenti, pur non sottraendosi all’inevitabile processo di digitalizzazione, lo sta attuando con tempi più lunghi rispetto a quelli previsti. Anche i grandi operatori a livello mondiale come Apple e Google, che pure hanno annunciato da tempo una strategia di ingresso in questo settore, proseguono step-by-step: Apple è presente solo in 9 Paesi (tra cui non ci sono ancora Germania e Italia) e comunque incontra difficoltà anche negli Stati Uniti, dove alcuni grandi retailer, Walmart e CVS, stanno contrastando con proprie soluzioni (sul modello di Starbucks) la diffusione di ApplePay; Google, pur avendo lanciato Google Pay sul mercato statunitense da ormai un anno, non sembra aver conseguito risultati definitivi.

E’ evidente che in un mercato più maturo sui pagamenti digitali come quello degli Stati Uniti sia in atto una battaglia tra grandi catene di distribuzione e Over The Top, dettata dalla strategicità di mantenere e rafforzare la relazione con il cliente. Questo si traduce nella presenza di una molteplicità di soluzioni e app di pagamento, spesso anche basate su tecnologie diverse, che rendono per ora difficile prevedere un processo di consolidamento che possa sostenere l’aggiornamento del parco POS con device di ultima generazione, possibile solo in presenza di uno standard.

Tuttavia cominciano ad esserci dei volumi interessanti e, iniziative partite come sperimentazioni, stanno assumendo un peso rilevante: Venmo (azienda controllata da PAYPAL) negli Stati Uniti ha ormai raggiunto i 6 Miliardi di dollari all’anno di transato, e operatori asiatici come WeChat, instant messaging di Temcent, ha collegati alla propria piattaforma per le remittance (invio di denaro peer 2 peer) circa 200 milioni di account.

Nel nostro Paese, seppure in presenza delle limitazioni dette prima, l’entrata in vigore della PSD ha sicuramente rappresentato un primo driver, fornendo una cornice regolamentare che ha consentito la nascita di diverse start up che hanno fatto dei pagamenti elettronici il proprio core business. Sono diverse infatti le nuove aziende che si sono focalizzate su questo business. Tra queste vi sono sia aziende che offrono ai merchant modelli innovativi per effettuare pagamenti attraverso lo smartphone con conseguente abbattimento dei costi legati all’interchange fee, come Satispay (che è anche una Payment Institution) o Jusp, sia operatori che puntano sul peer to peer, ovvero sulla possibilità di inviare denaro utilizzando il Mobile come piattaforma di accesso.

Anche gli istituti bancari e gli operatori tradizionali del settore finance, che per lungo tempo sono rimasti a guardare, nel corso dell’ultimo anno si sono mostrati più attivi nel lancio di nuovi servizi per i pagamenti su piattaforma mobile. Si punta principalmente sulla semplificazione e sulla portabilità, oltre che sulla sicurezza che rappresenta ovviamente un elemento imprescindibile. Una delle caratteristiche principali dei nuovi servizi è quello di consentire un pagamento indipendentemente dalla banca di cui si è cliente, con la possibilità di raccogliere in un wallet mobile tutti gli strumenti di pagamento del cliente. Un esempio di questo tipo è WoW di CheBanca!, che consente anche di integrare il wallet di Paypal, o quello che a breve lancerà Intesa Sanpaolo. In tutti i casi citati (seppure con modalità differenti), l’utente può pagare con smartphone o on line su siti di eCommerce, senza che questo comporti necessariamente l’avere un conto presso la banca.  Un approccio diverso viene adottato da Mediolanum che invece richiede la titolarità in capo all’utente di un rapporto con la banca.

Tra le piattaforme abilitanti di gran parte delle soluzioni offerte dalle banche vi sono i due principali operatori italiani del sistema dei pagamenti SIA e ICBPI:  la prima con Jiffy abilita il trasferimento di denaro da un conto corrente all’altro (il cosiddetto peer 2 peer) con un sistema analogo a WhatsApp (quindi selezionando un contatto dalla rubrica e premendo un tasto di invio) consentendo di effettuare l’operazione anche verso clienti che non hanno un conto corrente presso la stessa banca, a condizione che la banca in questione sia aderente a Jiffy. ICBPI propone anch’essa una soluzione di pagamento P2P molto simile denominata ZAC, consentendo alle banche aderenti di offrire il servizio a tutti i propri clienti titolari di IBAN (conto o carta). Una volta convalidati i dati da parte della banca l’utente potrà iniziare a trasferire denaro attraverso i suoi contatti della rubrica, sia verso conoscenti già presenti nel circuito ZAC, sia verso nuovi contatti che, avvisati attraverso un SMS, potranno aderire al servizio per usufruire dei fondi inviati.

Indubbiamente i pagamenti elettronici rappresentano una sfida che gli attori del sistema bancario non intendono perdere, soprattutto se si tiene conto dei volumi in gioco e della necessità delle banche di controbilanciare la perdita di ricavi in altri segmenti di business.

Una spinta ulteriore allo sviluppo dei pagamenti elettronici potrà derivare dall’attuazione dell’Agenda Digitale Italiana e del sistema dei pagamenti elettronici della Pubblica Amministrazione PagoPa che lanciato a fine 2015, sta progressivamente crescendo (anche se con tempi più lunghi di quelli previsti) in termini di enti aderenti.  Senza dimenticare la modifica contenuta nella legge di stabilità 2016 della soglia minima per cui gli esercenti saranno obbligati ad accettare il pagamento in modalità elettronica, abbassata dai precedenti 30 euro agli attuali 5 euro, con la previsione di agevolazioni fiscali per chi si adeguerà e di sanzioni per coloro che risulteranno inadempienti.

Alla luce dello scenario descritto quali sono le ulteriori evoluzioni che ci possiamo attendere?

La PSD2 indubbiamente rappresenta una milestone importante comportando l’obbligo per gli istituti di credito di fornire i dati dei propri correntisti ad operatori terzi, qualora i clienti ne facciano richiesta. Questo potrà accelerare la diffusione di nuovi servizi, tenuto conto anche della compressione a cui sono sottoposti i ricavi nel mondo dei pagamenti.

Il lancio sul nostro mercato entro fine 2016 delle soluzioni di pagamento mobile di operatori come Apple e Samsung, che possono contare su basi clienti molto estese, rappresenterà un ulteriore fattore di spinta che non lascerà invariati i rapporti di forza in campo e che potrebbe avere una forza disruptive. E’ evidente che per una piena diffusione degli strumenti elettronici sarà indispensabile l’affermarsi di uno standard tecnologico da una parte, e la piena interoperabilità dei sistemi da un’altra. Solo in tal modo i clienti saranno realmente invogliati ad utilizzare i sistemi innovativi di pagamento. Come è facilmente prevedibile, però, ancora una volta sarà il consumatore a guidare l’evoluzione e lo sviluppo del mercato.

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