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Smart working come rinnovata cultura del lavoro
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 Intervista a Enrico Miolo, Smart Working Initiative Leader di Cisco

Lo smart working è la trasformazione digitale che approda in ufficio e coinvolge tutte le tipologie di lavoratori, dai Millennials ai Senior, bisognosi di un differente approccio tecnologico. Anche in quest’ambito, quindi, entra in gioco un grande player internazionale come Cisco. Enrico Miolo, che ne è Smart Working Initiative Leader, parla della necessità di implementare le giuste tecnologie con un’attività di idoneo indirizzo.

Si parla molto di Smart Working; qual è la più giusta modalità di metterlo in atto?

Lo Smart Working tocca la Trasformazione digitale in ufficio esattamente come l’Industria 4.0 quella della fabbrica, Uber quella del mondo dei trasporti ed Airbnb quella del comparto alberghiero. Ha preso il via e il futuro vedrà la forte adozione di questo nuovo modello, per il quale si registra già forte attenzione da parte delle grandi aziende, meno delle piccole. Un progetto di Smart Working ben fatto deve tenere presente la tipologia di persone su cui si va ad applicare questo modello, perché i Millennials hanno skills differenti dai Senior e bisogna tenerne conto al fine di abilitare modalità di lavoro adatte a tutti. In Cisco, e quindi anche in Cisco Italia, abbiamo da sempre in casa la tecnologia che abilita lo Smart Working: non abbiamo un badge né una postazione fissa, ma siamo orientati per obiettivi, dando alle persone una flessibilità che migliora la loro qualità della vita. Ciò spiega perché anche quest’anno abbiamo avuto il premio “Great Place to Work”, che premia le aziende per le quali si vorrebbe lavorare.

Quindi tutto quel che serve sono le migliori tecnologie?

Non solo servono le tecnologie, ma bisogna implementare quelle giuste. Noi abilitiamo la possibilità di collegare persone che lavorano da remoto portandole in una sala riunioni e facendole comunicare come se fossero presenti con una loro estensione virtuale, annullando così la distanza. Uniamo quindi spazio fisico e virtuale, perché si entra in ufficio non solo da una porta fisica, ma anche da uno smartphone o da un notebook che si collega con un posto fisico. Questo collegamento deve avvenire con la massima qualità e semplicità: la “user experience” è davvero un passaggio fondamentale. Altra caratteristica è la sicurezza: i dati e le comunicazioni sono crittografati, e al meeting deve partecipare chi decide il suo gestore, che può anche limitare la riunione a un determinato numero di partecipanti o registrarla per un utilizzo successivo di quanto discusso ed emerso. Cisco nasce come leader nel mondo del Network e delle Reti Dati, quindi anche la Sicurezza è un nostro storico e grande ambito di lavoro. Altro tema è l’architettura che abilita queste tecnologie, che può essere Cloud, On-Premise o Hybrid, un mix tra le prime due.

Quali sono i vostri principali clienti?

Con lo Smart Working, Cisco indirizza Grandi Aziende, PA e PMI. In Italia registriamo per ora molta ricettività nel mondo delle grandi organizzazioni; prevediamo una seconda ondata interessante per la PA e una terza a favore delle PMI, con soluzioni win-win per aziende e lavoratori che oggi ancora non decollano soprattutto per resistenze di carattere culturale. Il rischio è che alcuni progetti di Smart Working vengano banalizzati, non consentendo di trarre l’autentico beneficio di un simile approccio. Lo Smart Working non è semplicemente telelavoro, ma cultura aziendale pervasiva destinata a un incremento esponenziale e sempre più attrattiva per dei talenti che rinunciano anche a un po’ di stipendio pur lavorare in determinati contesti dal maggiore benessere, per non parlare delle ricadute positive sull’ambiente.

 

Foto  Enrico Miolo, Smart Working Initiative Leader di Cisco

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