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A Roma il primo Cybertech Europe
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Successo per la prima edizione del Forum internazionale e appuntamento all’anno prossimo

Successo assoluto, con un’adesione massiccia delle Istituzioni e delle maggiori aziende all’avanguardia nel digitale e la presenza anche del nostro giornale Digital Voice come media partner.

Il Cybertech Europe 2016, primo forum europeo sulla cyber security voluto da Leonardo e reso possibile da un elevato numero di sponsor, si è tenuto a Roma, inaugurando di fatto un nuovo evento destinato a ripetersi nei prossimi anni.

 

“Ci troviamo già nella quarta rivoluzione industriale, che annuncia un’importante digitalizzazione dei processi di progettazione e produzione”, ha detto Mauro Moretti, amministratore delegato e direttore di Leonardo-Finmeccanica, aprendo i lavori. “All’accelerazione della crescita dei dispositivi connessi e delle applicazioni IoT (Internet of Things), unitamente alla confluenza di diverse tecnologie e alla loro integrazione, seguono questioni di interoperabilità, di sicurezza e di affidabilità. Secondo McKinsey – ha ricordato Moretti – nel 2025 potrebbero esserci tra 70 e 100 miliardi di dispositivi IoT (internet of Things) collegati; l’impatto economico globale delle applicazioni IoT potrebbe raggiungere il valore di 10 miliardi di dollari. E proprio la regione europea guiderà quest’affermazione, perché i livelli di crescita annuale potrebbero rimanere costantemente alti per tutto il periodo, superiori rispetto a quelli stimati per il Nord America”.

Alessandro Pansa, Direttore Generale del DIS, Department Intelligence Security, ha parlato della necessità in Italia di “un progetto nazionale di Cyber Security che, in una nuova accezione di sicurezza nazionale, possa confrontarsi con le nuove minacce, in netto aumento. Qui – ha spiegato Pansa – non sono date mezze misure: se la sicurezza c’è vi sono sviluppo ed innovazione; se non c’è, non si entra nel nuovo mondo. Questo vale sia a livello di sistema industriale, sia per l’intera economia nazionale: solo se saremo capaci di creare un ambiente nazionale sicuro parteciperemo, con la nostra economia, allo sviluppo della rivoluzione digitale che abbiamo davanti”. La minaccia, ha ricordato Pansa, “si evolve con estrema velocità: la crescente mole di dati, raccolti in maniera massiva e riferiti a qualità personali, abitudini e stili di vita, nonché preferenze di consumo, diviene sia un serio onere per l’impiego da parte di chi li detiene, sia un obiettivo ambito ed altamente remunerativo per chi vuole impossessarsene illecitamente”. Per Pansa una delle priorità del nuovo piano nazionale sulla Cyber Security “potrebbe essere l’implementazione di un laboratorio governativo in cui testare i sistemi informatici prima del loro impiego nell’ambito d’infrastrutture critiche, sia governative che private”. Cruciale, poi, “da un lato, acquisire e tenere aggiornata una vasta capacità di raccolta, analisi e conservazione dei big data, al fine di individuare e disarticolare in anticipo la minaccia; dall’altro, poter contare su nuove sensibilità dei provider nel sostenere gli attori pubblici nel loro sforzo di garantire la sicurezza. L’approccio, pertanto, non può che vedere la sintesi tra l’interesse nazionale e privato, tra sfera collettiva e privata”.

Sul tema è intervenuto anche il Ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Con la rivoluzione digitale l’acquisizione e la condivisione dei dati è la nuova frontiera della sicurezza – ha dichiarato – Nel passato la situazione era diversa: si pensava alla difesa in termini di protezione fisica e di custodia dei dati, ora è esattamente il contrario. C’è bisogno di una sempre maggiore collaborazione tra pubblico e privato. I colossi del web devono impegnarsi a non violare la privacy dei propri utenti e, a allo stesso tempo, a garantire il pieno diritto alla sicurezza”. Alfano ha insistito sul “cyber-terrorismo, in particolare le nuove forme di proselitismo e reclutamento via web. Quello del terrorismo è un attacco non ai governi ma ai popoli, a chi subisce la suggestione del web. Noi – ha aggiunto Alfano – abbiamo una più specifica missione che è quella di innovare i sistemi di cyber protezione dei nostri cittadini: il governo ha stanziato per questo 150 milioni all’interno del miliardo investito in Difesa, segno che l’Esecutivo c’è e che in questa lotta ci crede”.

E mentre Jean-Pierre Brulard, SVP & General Manager EMEA di VMware, ha insistito sulla “necessità di una nuova architettura per la sicurezza”, con un coinvolgimento sempre più marcato delle figure preposte alla sicurezza nei processi aziendali, Raimund Genes, CTO di Trend Micro, ha parlato di “firewall non più sufficiente. In caso di attacco, infatti, ci deve essere il micro-segmento da isolare: si deve registrare l’oggetto dell’attacco con approccio criminologico e senza danneggiare la struttura”. “Ormai il problema è dentro, cioè endemico – gli ha fatto eco a margine del convegno Gastone Nencini, Country Manager Italia di Trend MicroNoi lo sappiamo bene in quanto siamo da 28 anni sul mercato. Spesso abbiamo anticipato quanto poi si è verificato grazie alla nostra esperienza e alla capacità connessa di prefigurare nuovi scenari come quello in cui già ci muoviamo. Abbiamo 150 persone impiegate a studiare deep web e dark web, poi la parte business indirizza al meglio questi studi”.

“Serve la collaborazione tra reti e persone, il futuro è fatto di connessioni – ha spiegato Luigi De Vecchis, Executive Vice President Huawei ItaliaL’esperienza umana è destinata a cambiare moltissimo e abbiamo bisogno di un alto numero d’informatici: la possibilità di rubare dati persino dallo smartphone, come detto di recente da uno dei funzionari della CIA, non può rappresentare un freno e non deve dare la sensazione che la tecnologia sia un problema”.

D’accordo Lorenzo Mazzei, Partner, Advisory Services Cyber Security EY: “Con il cyber spazio abbiamo nuove minacce e nuovi cybernauti. L’intelligence è la nuova era che contempla la gestione del rischio per proteggere il business”.

Sulla stessa linea anche Gianluca Attura, CEO di Selta: “Il cyber è il nuovo campo in cui ci muoviamo tutti. Non abbiamo più ragazzini matti, ma veri e propri soldati, e l’Europa è un po’ in ritardo con gli investimenti”.

 Enrico Sorge, Cyber Security Strategy and Marketing Italtel, ha ricordato che “l’Industria 4.0 prevede un’evoluzione della linea produttiva, ma la sicurezza deve essere parte stessa del processo. Attualmente dobbiamo avere partner che aiutano le aziende in questa transizione”.

 

Insomma, c’è molto lavoro da fare, come insegnano anche i rappresentanti delle aziende israeliane intervenute, ma Cybertech Europe 2016 ha rappresentato la testimonianza di un importante passo in avanti. Aspettando l’edizione dell’anno prossimo, i lavori sono stati chiusi da Andrea Biraghi, Managing Director, Security & Information Systems Division di Leonardo: “Il cyber sarà la pietra miliare per creare la rivoluzione digitale, e la fiducia digitale è indispensabile per avere un unico mercato digitale europeo. Tutti i device saranno collegati a Internet, dunque la sicurezza, intesa anche in senso fisico, riguarderà l’intera nostra vita”.

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