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Più smart working per sostenere la rivoluzione digitale Più smart working per sostenere la rivoluzione digitale
Lavoro agile, il DDL è al Senato Grandi manovre attorno allo smart working: siamo alla stretta finale, il DDL è al Senato e finalmente... Più smart working per sostenere la rivoluzione digitale

Lavoro agile, il DDL è al Senato

Grandi manovre attorno allo smart working: siamo alla stretta finale, il DDL è al Senato e finalmente non parla solo di telelavoro.

Nella proposta dell’Esecutivo, lo smart working è descritto come una tipologia di lavoro subordinato che si svolge con regole particolari: ad esempio non prevede necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, pur rispettando i limiti di durata massima dell’orario di lavoro, in linea con la normativa e con la contrattazione collettiva. Prevede inoltre per lo smart worker il diritto al trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda, ed una serie di norme per incentivi fiscali e contributivi, sicurezza e trattamento economico.

Quel che fa ben sperare è il frame nel quale il Governo si sta muovendo: finalmente sembra che il ruolo dirompente della tecnologia sia veramente chiaro ed è probabile che Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato, presenterà anche un Ddl abbinato: «Bisogna ampliare il raggio d’azione anche a collaborazioni e lavoro autonomo – spiega in una intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore – Con la tecnologia digitale, il lavoro si realizza per cicli, si misura sul risultato, richiede un’organizzazione non più verticale ma orizzontale che rende gli inquadramenti tradizionali obsoleti”.

Sembra quindi che anche il legislatore sia pienamente convinto che nel contesto in cui oggi viviamo e lavoriamo, il digitale modifica gli schemi tradizionali e può aprire nuove opportunità professionali e occupazionali. Per la prima volta si parla in modo strutturato e concreto di Industry 4.0, di 3D, robotica, intelligenza artificiale, big data e delle importanti ricadute sull’intero Sistema Paese. Appare chiaro anche il rischio per il nostro Paese di disoccupazione di massa, obsolescenza di professionalità e competenze, aggravamento del già marcato disallineamento tra domanda e offerta di lavoro con una definitiva marginalizzazione del nostro Paese nello scenario economico globale.

«Ci troviamo in uno scenario nel quale il lavoro è già agile, prima ancora che una legge lo riconosca – sottolinea Sacconi, peraltro ex ministro del Lavoro – Per contro, una legge che promuova e sostenga lo smart working potrebbe massimizzare le opportunità e contenere i rischi inevitabilmente connessi a ogni fase di trasformazione epocale, come quella che stiamo vivendo».

 

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