Osservatorio Competenze Digitali: mancano i professionisti ICT
PRIMO PIANO 2 Luglio 2017 digitalvoice
È quanto emerge dalla III edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali
SOS professionisti ICT e strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo in una visione d’insieme utile a coordinare i percorsi della Trasformazione digitale. Queste le conclusioni della III edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali condotto dalle principali associazioni ICT AICA, Assinform, Assintel e Assinter Italia, promosso da MIUR e AgID ed al quale ha attivamente collaborato il gruppo NetConsulting cube.
Nel corso della presentazione dell’Osservatorio, grande rilievo hanno assunto le considerazioni portate da Marco Ferretti dell’Università degli Studi di Pavia, Mario Mezzanzanica dell’Università degli Studi Milano Bicocca, Alberto De Toni della CRUI e Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting cube, i quali hanno illustrato quanto emerso in dettagliate slide, disponibili su diverse source fra cui Assinform, raggiungibile a questo link.
Inoltre è stato siglato da AICA, Assinform, Assintel, Assinter e CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) un Accordo Quadro di Collaborazione in materia di formazione. Alto il numero dei relatori per una mattinata fitta di interventi chiusa da Valeria Fedeli, ministra del MIUR.
Domanda ICT in aumento
La domanda di professioni ICT è in costante aumento: questo il dato positivo che emerge dai 175.000 annunci di lavoro su web analizzati nell’ultimo triennio, 60.000 quelli nel solo 2016. Ogni anno la richiesta di professioni ICT cresce mediamente del 26%, con picchi del 90% per le nuove professioni legate alla Trasformazione digitale come i Business Analyst e gli specialisti di Big Data, a sottolineare l’evoluzione verso l’azienda “data driven”. Cresce complessivamente del 56% la richiesta delle nuove professioni digitali: specialisti in Cloud, Cyber Security, IoT, Service Development, Service Strategy, Robotics, Cognitive & Artificial Intelligence. C’è più richiesta nel Nord-Ovest, in cui si concentra il 48% della domanda. In merito alle professioni “classiche” dell’ICT, tiene la richiesta di Analisti Programmatori, in costante crescita (+24% lo scorso anno): si tratta di ben 80.000 annunci di lavoro nel triennio 2013-2016. Sono 27.000 gli annunci relativi a posizioni di System Analyst (+30% nell’ultimo anno) e 13.000 quelli per Digital Media Specialist, con un picco del +60% per i Web Developer.
Anche sul fronte degli stipendi, l’ICT sembra pagare: nelle aziende del settore, nel 2016 le retribuzioni sono cresciute con picchi del +5,7% per i livelli impiegatizi e del +4,9% per i dirigenti. Un Analista Programmatore, per citare la figura più diffusa, in media guadagna all’anno 31.357 euro lordi se impiegato e 48.509 euro se quadro. Il lavoro c’è ma molte posizioni restano scoperte. La stima è che nel triennio 2016-2018 si potrebbero creare 85.000 nuovi posti di lavoro che richiedono specializzazione in ICT, e l’occupazione complessiva di settore potrebbe salire da qui al 2018 del 3,5% annuo e raggiungere le 624.000 unità. Di questi 85.000 nuovi posti di lavoro creati, fino a circa 28.000 sono riferibili al 2016, come riscontrato nelle web vacancies per le posizioni fino a due anni di esperienza.
Pochi i laureati
Per queste posizioni, il mercato richiede il 62% di laureati e il 38% di diplomati, ma il nostro sistema formativo propone troppi diplomati (8.400 in eccesso) e troppo pochi laureati in percorsi ICT, con un deficit di 4.400 unità. La buona notizia è che le immatricolazioni in facoltà dell’area ICT crescono di anno in anno, sono 26.000 nell’attuale anno accademico, segnando un +11% rispetto a quello precedente; tuttavia è alto il tasso di abbandono (60%), soprattutto nelle triennali di informatica.
Nei percorsi universitari stanno via via entrando le competenze legate a Big Data, Data Science, Cybersecurity; resta trascurato il Cloud. Nelle facoltà non ICT, le competenze digitali sono invece trascurate: nessuna formazione in proposito per circa la metà dei 4.362 corsi di laurea in essere.
Nuovi profili
La domanda di nuovi profili digitali, dal punto di vista di imprese e Pubblica amministrazione, è stata analizzata con un panel qualitativo e ha evidenziato la domanda crescente di nuovi profili legati all’innovazione dei processi, dei prodotti e delle strategie in ottica digitale. Quelli più critici per la filiera ICT sono quelli di Business Analyst, Project Manager e Security Analyst. Si colma il gap riconvertendo le risorse già presenti attraverso formazione d’aula e (minore ma in crescita nei giovani) digital learning; la ricerca all’esterno ha come canali privilegiati l’interazione con le facoltà tecnico-scientifiche (47,6%), il network personale/professionale (47,6%) e i social media (42,9%). Nelle aziende utenti, i profili comuni più critici da reperire sono quelli di Responsabile Sistemi Informativi, di ICT Security Manager e di Project Manager.
Ciò che oggi è determinante è lo Skill Digital Rate, il grado di pervasività delle competenze digitali all’interno di una singola professione richiesta dal mercato: secondo l’analisi delle web vacancies, nel 2016 nelle professioni ICT queste incidono in media per il 68%, con picchi dell’80% per le nuove figure legate agli ambiti IoT, Mobile e Cloud, mentre nelle altre professioni l’incidenza è crescente, legata sia ai cambiamenti sulle aree di automazione nei processi stimolati da Industria 4.0 (63,6%), sia nella relazione digitale con il cliente dei settori Servizi e Commercio (54,6%).
L’85% delle Pa intervistate, invece, esprime bisogni di competenze digitali per far fronte alla digitalizzazione dei servizi a cittadini e imprese, legati ad esempio a SPID, PagoPA, Fascicolo Sanitario Elettronico. Difficile, però, ingaggiare risorse dall’esterno a causa del blocco delle assunzioni, o far evolvere risorse già in essere per la difficoltà di distoglierle da altre attività core.
Le professioni del futuro
Se si lancia lo sguardo alle professioni del futuro, lo scenario cambia. Le nuove professioni si chiameranno Change Manager, Agile Coach, Technology Innovation Manager, Chief Digital Officer, IT Process & Tools Architect e saranno costituite da un mix più articolato di competenze per governare strategicamente i cambiamenti imposti dalle aree Big Data, Cloud, Mobile, Social, IoT e Security. Saranno soprattutto figure fatte da un insieme di skill tecnologiche, manageriali e soft skills quali leadership, intelligenza emotiva, pensiero creativo e gestione del cambiamento.
Nella foto, da sinistra: il Preside dell’ITS “Steve Jobs” di Caltagirone; Giorgio Rapari, Presidente di Assintel; Valeria Fedeli, Ministra dell’istruzione, università e ricerca; Agostino Santoni, Presidente di Assinform; Antonello Busetto, Direttore di Assinform; Franco Patini, del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Competenze Digitali; Luca Rigoni, Direttore di Assinter; Giuseppe Mastronardi, Presidente di AICA; Marco Ferretti dell’Università degli Studi di Pavia