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Le componenti innovative trainano il digitale in Italia Le componenti innovative trainano il digitale in Italia
Sintesi da “ICT ed Economia Digitale 2015-2016” di Assinform Una nota forte viene dai servizi ICT dove la crescita pone fine a un trend... Le componenti innovative trainano il digitale in Italia

Sintesi da “ICT ed Economia Digitale 2015-2016” di Assinform

Una nota forte viene dai servizi ICT dove la crescita pone fine a un trend negativo che durava da anni e rivela tutta la consistenza dell’emergere di nuovi e più evoluti trend di spesa e di investimento: il comparto è infatti trainato dai servizi di data center e soprattutto dal Cloud (+28,7%, 1.228 M€), le cui performance compensano l’andamento in lieve calo di tutti gli altri segmenti più esposti sui fronti dell’ICT tradizionale, ma comunque coinvolti nella trasformazione in atto.

Molti di questi stessi servizi sono essenziali per accompagnare fornitori e utilizzatori verso i nuovi paradigmi della fruizione dell’ICT, in particolare Cloud e IoT. Su questo specifico tema, si evidenzia una realtà in costante crescita ed ormai molto consistente, pari a 1.845M€ e con una crescita del +13,9%.

Nel comparto del software e delle soluzioni ICT, il software applicativo è cresciuto del +6,0%, raggiungendo quota 4.218 M€, grazie anche a processi di profondo ammodernamento dell’esistente ed al successo delle componenti più innovative, fra cui spiccano le piattaforme per la gestione evoluta dei dati e del web (+14,1%). Cresce anche il middleware (1.206 M€, +2,8%), a conferma di una crescente domanda di nuove soluzioni per l’integrazione, la sicurezza e l’utilizzo ottimale delle risorse IT.

Il mercato dei dispositivi e sistemi è quello che più evidenzia lo spostamento dalla “materialità” alla “funzionalità” dell’ICT: è cresciuto dello 0,6% pur a fronte del calo di PC (-13,7% in volumi) e tablet (-15,1%). A trainare sono gli smartphone, cresciuti del 9,9% a 15,5 milioni di pezzi, nel loro ruolo di device per l’utilizzo di nuove applicazioni e di nuovi servizi in mobilità; e infatti gli utenti di banda larga su rete mobile sono cresciuti dell’8,8% d hanno raggiunto i 34,5 milioni.

«Il mercato digitale italiano ha cambiato segno e si rinnova. Dopo anni di crisi ha messo a segno risultati positivi, sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo. È un risultato molto importante se si considera che la spinta è venuta tutta dalle componenti più innovative e legate alla trasformazione digitale, che sino a poco tempo fa si limitavano ad attenuare i sintomi di un mercato sofferente» – è stato il primo commento di Agostino Santoni, Presidente di Assinform (nella foto) «Siamo di fronte a un mercato trainato non più dal numero delle linee mobili, dai pc e dai tablet, ma dalle “ability digitali”. – ha continuato Santoni. – Sta cambiando la qualità della domanda, più attenta ai vantaggi offerti dal digitale e pronta ad innovare servizi, prodotti e processi, attraverso il ricorso al web, al Cloud, all’IoT, alle nuove applicazioni in rete e in mobilità, all’uso dei big data».

Santoni sottolinea l’importanza di accelerare i grandi progetti istituzionali di evoluzione digitale: «A livello di visione-paese ci sono sviluppi interessanti. Le azioni lanciate dal Governo, dal piano banda ultralarga alla digitalizzazione della PA, hanno visto passi in avanti: fatturazione elettronica e pagamenti elettronici della PA sono realtà; oggi debutta Spid, con un orizzonte al 2017; i lavori per l’Anagrafe Unica procedono; la Scuola Digitale è in movimento, la Sanità punta sull’e-health. E partirà, entro tre mesi, il piano triennale di attuazione della Strategia Digitale, creando i presupposti per coordinare a livello nazionale iniziative sino ad oggi frammentate e disperse sul territorio.».

Fondamentale per la rivoluzione digitale è il coinvolgimento della piccola impresa: «Non è pensabile –afferma Santoni – che una fascia di aziende che esprime un gran numero di occupati e genera più del 50% del PIL rimanga ai margini dell’evoluzione digitale».

Santoni affronta anche il tema delle competenze digitali e dell’istruzione: «Dobbiamo guardare alle competenze, da intendersi non solo come capacità tecniche, ma di comprensione delle opportunità del digitale. Esiste un gap tra domanda e offerta di profili specializzati nelle nuove tecnologie ICT e nei nuovi business digitali, dal business analyst al data scientist, e così via. Ci sono moltissimi posti di lavoro che non si riesce a coprire per mancanza di skill. È urgente intervenire sul sistema della formazione, andando a vedere non solo le modalità di funzionamento della scuola e le metodologie didattiche – fronti sui quali i programmi Buona Scuola e Scuola Digitale meritano il plauso – ma anche i contenuti, senza aver paura del dialogo tra mondo dell’istruzione e dell’impresa».

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