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La Commissione Europea esorta Italia e Spagna ad applicare correttamente la direttiva antiriciclaggio
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Con le decisioni sui casi di infrazione adottate periodicamente, la Commissione europea  avvia azioni legali nei confronti degli Stati membri inadempienti agli obblighi previsti dal diritto dell’UE. Le decisioni, relative a diversi settori e ambiti delle politiche dell’UE, mirano a garantire la corretta applicazione del diritto dell’UE a beneficio dei cittadini e delle imprese.

Tra le ultime decisioni adottate dalla Commissione  quella relativa all’antiriciclaggio che riguarda anche l’Italia. La Commissione ha inviato  lettere di costituzione in mora a  Italia e Spagna  per la non corretta applicazione della direttiva antiriciclaggio (quarta direttiva antiriciclaggio, modificata dalla quinta direttiva antiriciclaggio). I 2 Stati membri avevano notificato il recepimento completo della direttiva. La Commissione ha tuttavia individuato diversi casi di non corretta applicazione della direttiva, che fanno riferimento al funzionamento di una dei sui elementi centrali: l’istituzione dei registri centrali dei titolari effettivi. Promuovere la trasparenza è fondamentale per contrastare l’abuso dei soggetti giuridici. Gli Stati membri devono garantire che le informazioni sui titolari reali di tali soggetti giuridici (i loro titolari effettivi) siano conservate in un registro centrale. A tal fine, gli Stati membri possono utilizzare una banca dati centrale che raccolga le informazioni sulla titolarità effettiva, o il registro delle imprese, ovvero un altro registro centrale. La fiducia degli investitori e del grande pubblico nei mercati finanziari dipende in larga misura dall’esistenza di un preciso regime di comunicazione che offra trasparenza per quanto concerne la titolarità effettiva e le strutture di controllo delle società. Ciò vale in particolare per i sistemi di governo societario caratterizzati dalla concentrazione della proprietà, come quelli nell’Unione europea. In assenza di una risposta soddisfacente da parte dei 2 Stati membri entro 2 mesi, la Commissione potrà decidere di proseguire la procedura di infrazione e di inviare un parere motivato.

nella foto la presidente Ursula von der Leyen e il collegio dei commissari

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