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Dalle Camere di Commercio un contributo all’innovazione del paese
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Nella rincorsa a colmare i propri gap digitali l’Italia sta compiendo passi significativi, ma nel settore pubblico esistono giacimenti di competenze e di esperienze poco conosciuti o da valorizzare.

Ne parliamo con Paolo Ghezzi, Direttore Generale di InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio.

E’ vero, l’esperienza del sistema camerale può valere come esempio. Sembra quasi un segreto ben custodito, riservato agli addetti ai lavori, mentre una sua conoscenza più diffusa potrebbe favorire la competitività del sistema paese. Oggi sono in pochi a sapere che per i servizi digitali erogati alle imprese, ai professionisti e alle pubbliche amministrazioni, le Camere di Commercio hanno costituito già nel 1996 una propria società consortile, InfoCamere, un’eccellenza nazionale ed europea nel mondo dei servizi digitali pubblici.

Per conto di tutto il sistema camerale, rappresentato a livello nazionale da Unioncamere, InfoCamere ha realizzato e gestisce l’infrastruttura tecnologica che collega – tra loro e al resto della pubblica amministrazione – tutte le Camere di Commercio, consentendo l’accesso online alle applicazioni informatiche del Registro Imprese, l’anagrafe (oggi interamente dematerializzata) delle aziende italiane.

Si tratta di una best practice che, nell’ambito specifico dei rapporti tra pubblica amministrazione e imprese, può essere paragonata a quanto ha realizzato Sogei con l’anagrafe tributaria. Un cambiamento di paradigma rivoluzionario per l’amministrazione pubblica italiana di quegli anni, in un settore chiave per la trasparenza del mercato e la competitività del sistema paese: la pubblicità legale ed economica delle imprese.

InfoCamere ha più di venti anni, cosa c’è nel vostro DNA?

C’è una linea di continuità forte, che lega quanto abbiamo realizzato nel tempo e quanto stiamo facendo e ci proponiamo di fare in futuro, una linea che si chiama ‘attenzione continua all’innovazione’. E’ una linea che perseguiamo tenacemente, con lo sguardo rivolto non soltanto alla dimensione tecnologica dell’azienda – necessaria per poter offrire soluzioni al tempo stesso all’avanguardia e affidabili – ma anche a quella organizzativa e delle competenze, indispensabile per dare radici solide e far crescere quella cultura del cambiamento che contraddistingue una realtà come la nostra.

Questa attenzione continua a tutte le dimensioni dell’innovazione ci consente oggi di realizzare contemporaneamente più progetti strategici, in minor tempo rispetto al passato, gestendo in modo trasparente per gli utenti – direi quasi “invisibile” – una rete complessa, fatta da 235 sedi locali, servita da due data center (di cui uno con funzione di disaster recovery e, in prospettiva, in grado di garantire la continuous availability), capace di erogare 23 milioni di transazioni  al giorno – di cui 17 milioni via internet – e di assicurare il funzionamento di 138 servizi online con un livello medio di disponibilità del 99,94%.

Paolo Barberis parla di “rinascimento digitale” del Paese, è possibile realizzarlo in un contesto in cui 4 imprenditori su 10 dichiarano che a loro internet non serve?

Non è facile, tanto più se si considera che è necessario agire a favore di un elevato numero di imprese (circa 6 milioni). In un contesto come questo, la metafora del “rinascimento digitale” proposta da Barberis appare ancora più calzante. Se c’è una lezione che può venire dalla nostra esperienza è che lo sforzo da fare non si può limitare a “portare il cavallo a bere” – dunque offrire tecnologie e servizi – ma si deve puntare a far nascere una “sete digitale” diffusa tra imprese e cittadini. E questo si può fare ascoltando e interpretando in chiave innovativa le esigenze della società, individuando quelle applicazioni che davvero possono innescare una reazione a catena, facendo crescere rapidamente la massa critica degli utenti.

InfoCamere, per conto del sistema camerale, è da sempre attenta ad anticipare e a dare un contributo fattivo all’attuazione delle politiche di innovazione e di semplificazione rivolte alle imprese, spesso rispondendo al mandato che il legislatore ha di volta in volta affidato alle Camere di commercio, riconoscendone il l’elevato know-how. Qualche esempio: dal finire degli anni 90 abbiamo contribuito all’introduzione in Italia della firma digitale e alla realizzazione di servizi accessibili in rete mediante la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Più di recente abbiamo supportato l’avviamento della fatturazione elettronica con la realizzazione del servizio gratuito per le imprese (fattura-pa.infocamere.it) e contribuito alla diffusione del c.d. domicilio digitale realizzando il portale degli indirizzi di Posta Elettronica Certificata di imprese e professionisti (INI-PEC). Sul fronte dell’integrazione dei servizi camerali con quelli delle altre amministrazioni, abbiamo sviluppato una piattaforma standardizzata per la gestione di circa 3.400 sportelli unici (SUAP) delegati dai Comuni alle Camere di commercio e, grazie alle tecnologie della rete, negli ultimi due anni abbiamo investito per semplificare la fase di costituzione ed avvio dell’attività per le start-up e le PMI innovative.

In queste settimane, al fianco delle Camere di Commercio, la nostra attenzione si sta concentrando sul favorire la diffusione, nel mondo delle imprese, del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID). Sia dal punto di vista del rilascio delle credenziali, sia da quello della messa a disposizione di servizi e contenuti accessibili mediante SPID, in tempo utile per l’avvio dell’iniziativa “Italia Login”. Il primo servizio camerale in rete che ha adottato le credenziali SPID è la fatturazione elettronica a favore delle PMI; seguiranno, in un naturale percorso di progressiva adozione ulteriori servizi a diffusione nazionale, come lo Sportello Unico Attività Produttive. L’ultimo traguardo – in senso cronologico – è quello del Registro nazionale per l’alternanza Scuola-Lavoro (scuolalavoro.registroimprese.it), uno strumento previsto dalla Legge del 13 luglio 2015, n. 107 “La Buona Scuola”.

Il percorso verso un “rinascimento digitale” del nostro Paese, dunque, non sarà segnato da una singola “killer application” ma, come avvenne per il rinascimento culturale che segnò la storia dell’Italia dei Comuni e delle Signorie, dovrà essere un movimento diffuso e condiviso, capace di dare spazio alle eccellenze e al merito in un processo imitativo che potrà coinvolgere nel cambiamento tutti i settori della società.

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