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La transizione ecologica e digitale passa dai piccoli Comuni
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Da sempre tessuto identitario del Sistema Paese, ma per troppo tempo relegati ai margini dell’agenda politica nazionale, i piccoli Comuni pagano anni di isolamento e scarsi investimenti in infrastrutture reali e digitali che contribuiscono a uno spopolamento oggi apparentemente inarrestabile. Sul fronte digitale, in particolare, in oltre 2.100 dei 7 mila centri italiani che ricadono nelle cosiddette “aree bianche” – di cui la maggior parte è costituita da piccoli Comuni – è oggi attivo il servizio di connessione, mentre in altri 3.200 Comuni sono in corso i lavori, all’interno di un percorso di realizzazione della BUL (banda ultra larga) che riguarda le aree più marginali rispetto agli interessi del mercato e che sarà completato entro il 2023.

Al contempo, i centri che non contano più di 5 mila abitanti rappresentano il 72% delle municipalità italiane, insistono in aree di assoluto pregio ambientale, storico e artistico, e costituiscono sempre più spesso degli ideali laboratori di economia circolare, democrazia energetica e innovazione sociale, come dimostrano le cinque esperienze virtuose insignite questa mattina del Premio “Voler Bene all’Italia” promosso da Legambiente e dalla fondazione Symbola.

Pertanto l’associazione ambientalista, insieme ai sindaci e alle comunità, lancia oggi un appello al Governo Draghi per chiedere di non lasciare che i borghi e le aree interne siano fanalino di coda nella sfida per la ripartenza del Paese, garantendo un’equilibrata distribuzione nonché una giusta attenzione nell’uso trasversale delle risorse del Pnrr per la transizione ecologica e digitale.

“La pandemia ha posto all’attenzione di tutti la necessità di ripensare la fruizione dei territori e il Pnrr rappresenta un’occasione unica perché borghi e aree interne tornino ad avere la centralità che meritano, per riequilibrare storici divari e dare nuovo slancio alla lotta alla crisi climatica – commenta il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani (nella foto) –  I piccoli Comuni necessitano di risorse certe e politiche forti per promuovere la rivoluzione energetica e l’economia circolare, sviluppare il turismo di prossimità e la multifunzionalità dell’agricoltura, favorire una mobilità e una gestione forestale sostenibili, colmare il digital divide, semplificare le procedure per la messa in posa della banda ultralarga e implementare l’agenda digitale. Queste le direttrici fondamentali lungo cui muoversi per innescare processi innovativi e sostanziali: lo dimostrano le storie da noi premiate, esempio di come i borghi possano essere motore propulsore della transizione ecologica e digitale”.

 

Le cinque storie vincitrici del Premio “Voler Bene all’Italia” 2021.

La seconda edizione del Premio “Voler Bene all’Italia” assegna un riconoscimento a Vaccarizzo di Montalto (CS), tra la Valle del Crati e la catena costiera Paolana, per il progetto di living lab Home for creativity. Il borgo che rischiava l’isolamento, tra case vuote e assenza di servizi al cittadino, è stato recuperato nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana e sociale (studiato anche dal Mit di Boston) grazie al quale sono nati “I live in Vaccarizzo”, una cooperativa di comunità e una “putiga”, negozio di generi alimentari sfusi a km 0, mentre i terreni incolti sono stati inseriti nella “Banca delle Terre”: un’esperienza che unisce il nomadismo digitale all’ospitalità diffusa e alla progettazione condivisa.

C’è anche Colletta di Castelbianco (SV) tra le cinque realtà premiate, primo esempio di villaggio medievale telematico, dove la bellezza della tradizione s’incontra con un intervento di recupero architettonico innovativo, che ha incorporato in modo discreto l’alta tecnologia nel patrimonio urbanistico storico, tra muri di pietra e monitor che riportano dati e notizie, offrendo un’agorà elettronica unita a un buen retiro unico per qualità paesaggistica e organizzazione sociale.

E ancora, premiata l’esperienza di Civitella del Tronto (TE) e del suo Istituto Comprensivo “Rita Levi Montalcini” che ha strutturato una proposta didattica di tele-collaborazione con il Canada e lavorato sul linguaggio audiovisivo come strumento d’inclusione:  è la sperimentazione “Scuole allo schermo”, destinata a ragazzi con problemi legati al linguaggio e all’uso della lingua, impegnati nella costruzione di relazioni con il circuito del cinema d’autore e in un uso di qualità dei cellulari, grazie alla realizzazione di riprese che hanno posto al centro il territorio.

Insignita del premio anche la Val di Sieve, in Toscana, per Forestsharing, piattaforma digitale tramite cui è stato realizzato un progetto di selvicoltura di precisione che ha coinvolto la comunità montana e che si è avvalso dell’utilizzo di droni: un’opera di collegamento digitale tra proprietari di boschi, imprese e professionisti che continua a creare valore partendo dai boschi abbandonati o non gestiti.

Premiati infine Serre de Laboi, a Ostana (CN), e il suo Monviso Institute che ha trasformato la borgata dell’alta Valle del Po, disabitata da 40 anni, in un centro di ricerca, didattica e imprenditoria per la sostenibilità, contribuendo al rilancio delle comunità montane e alla formazione di professionisti e studenti con progetti digitali diffusi a distanza in tutto il mondo.

 

 

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