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Intelligenza Artificiale e Giustizia: il Ruolo Centrale dell’Avvocato secondo l’OCF nell’Era Digitale
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– Si è tenuto  a Milano, nell’ambito della terza edizione della “Talk to the Future Week” organizzata dall’Ordine degli Avvocati di Milano col patrocinio di O.C.F., il “Focus su Decreto Intelligenza Artificiale”. Al centro del dibattito, l’evoluzione normativa sull’IA applicata al sistema giudiziario e il ruolo dell’Avvocatura nel garantire equilibri costituzionali e diritti fondamentali.

L’Avv. Accursio Gallo (FOTO) , Segretario dell’Organismo Congressuale Forense, nel corso del suo intervento ha sottolineato l’urgenza di affrontare il tema con una visione giuridica e culturale strutturata: “L’intelligenza artificiale è già presente nella giustizia. Ora tocca a noi stabilire come e con quali limiti. L’Avvocatura deve avere un ruolo centrale in questo processo, perché è garante dei diritti e dell’accesso alla giustizia.” Gallo ha messo in evidenza il ritardo dell’Italia rispetto al contesto europeo:“A livello normativo, l’Unione Europea ha segnato un punto di svolta con l’approvazione dell’AI Act, la prima legge al mondo a regolare in modo organico l’intelligenza artificiale. Tuttavia sono passati già due anni dal decreto dell’Italia sull’intelligenza artificiale, ma nel frattempo poco è stato fatto. L’Europa ci ha già richiamato per l’eccesso di vincoli e paletti, ma il testo italiano resta sostanzialmente invariato. Stiamo rischiando di approvare un testo già antiquato, mentre gli altri Paesi avanzano.”

Nel suo intervento, Gallo ha anche affrontato con franchezza gli effetti concreti che l’introduzione massiva dell’IA può avere sulla professione forense:“Sono preoccupazioni comprensibili: molte attività oggi svolte dagli avvocati non verranno più fatte dagli avvocati. Penso ad esempio alle attività di recupero crediti in favore delle banche, e forse anche alla fase esecutiva, che potrebbe essere sottratta alla nostra competenza se sarà consentito attingere informazioni direttamente ai conti correnti dei debitori. Ma probabilmente ci saranno altri spazi che si apriranno per i professionisti del diritto.” Sul piano delle garanzie il Segretario di OCF ha sollevato un interrogativo fondamentale: “C’è il problema: un avvocato deve dichiarare che ha usato l’intelligenza artificiale? E i magistrati? Se c’è un errore generato da un algoritmo, l’atto è nullo? Chi se ne assume la responsabilità? Nel testo del decreto non si parla di controlli e sanzioni”. Infine, Gallo ha ribadito la necessità di investimenti concreti per accompagnare l’innovazione: “Il testo parla di invarianza di spesa, ma per governare l’innovazione qualcuno i soldi ce li deve mettere. Ci sono già grandi difficoltà nel sistema giustizia, non aggiungiamone altre.”

 

L’Italia a confronto

Già nel 2018, la CEPEJ aveva anticipato molte delle riflessioni oggi al centro del dibattito con l’adozione della Carta etica europea sull’uso dell’IA nei sistemi giudiziari. Il documento individua cinque principi fondamentali: rispetto dei diritti fondamentali, non discriminazione, qualità e sicurezza dei sistemi, trasparenza degli algoritmi e controllo umano significativo.

L’Italia, tuttavia, si muove ancora in ritardo rispetto al quadro europeo. Il decreto sull’intelligenza artificiale è tuttora in fase di elaborazione e manca una strategia organica che sappia coniugare innovazione e tutela dei diritti. L’Organismo Congressuale Forense ha più volte evidenziato la necessità di andare oltre una regolazione meramente tecnica, proponendo una visione sistemica che comprenda la formazione specialistica degli operatori del diritto, la tutela del principio di non delegabilità del giudizio e la definizione di un perimetro chiaro di trasparenza e responsabilità nell’uso degli algoritmi.

L’Organismo Congressuale Forense continuerà a presidiare il dibattito istituzionale e pubblico sull’intelligenza artificiale nella giustizia, con l’obiettivo di contribuire a una regolazione chiara, condivisa e rispettosa dei diritti fondamentali.

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