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Innovazione, dall’EY Capri Digital Summit l’appello: serve un piano Marshall in Italia
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Il 2018 è un anno di leggero miglioramento per l’ecosistema scaleup italiano. Questo il messaggio principale lanciato dal nuovo report ‘Tech Scaleup Italy’ realizzato da Mind the Bridge in collaborazione con l’agenzia giornalistica Italia Agi e presentato nella giornata inaugurale dell’undicesima edizione di EY Capri Digital Summit moderata da Riccardo Luna, Direttore di Agi. Nei primi sei mesi sono nate 23 nuove scaleup (oltre la metà di quelle monitorate in tutto il 2017) e sono stati raccolti $335 milioni di investimenti (più o meno quanto raccolto in tutti i 12 mesi precedenti). Eppure non basta: il divario con i maggiori ecosistemi europei è ormai troppo ampio per essere colmato, a meno che non si provveda con urgenza attraverso significativi investimenti in innovazione.

Le ragioni di questo ritardo possono essere ricondotte alla giovane età dell’ecosistema del nostro paese e alle tempistiche legate all’accesso ai capitali da parte delle startup, ancora molto lunghe: come dimostrano i dati, le scaleup italiane richiedono infatti più tempo per accedere a finanziamenti significativi il cui canale principale risulta essere ancora il Venture Capital (88% dei fondi, pari a $1,150M). Le IPO hanno pesato solo per l’11%, le ICO per l’1%. Il 20% dei finanziamenti alle startup italiane arriva dagli Stati Uniti, che si conferma il principale investitore extra-europeo. ll Regno Unito pesa per l’11%.

“L’Italia deve investire più capitali in società hi-tech per ridurre il divario con gli altri paesi europei – ha commentato Alberto Onetti, Chairman Mind the Bridge e Coordinatore SEP – L’attuale ecosistema dell’innovazione in Italia non rispecchia affatto il potenziale effettivo del paese, considerate le dimensioni della sua economia, come si evince dalla Scaleup Europe Matrix da noi elaborata. A febbraio, prima delle elezioni, avevamo raccomandato al neo governo eletto di lanciare una sorta di piano Marshall per l’innovazione in Italia, con l’iniezione di 2 miliardi di euro volti a spingere e a catalizzare maggiori investimenti privati. Questa era e resta l’unica strada per cercare di ridurre l’enorme divario che separa l’Italia dai principali paesi europei, che sono a loro volta in ritardo sugli Stati Uniti e sul Regno Unito. Ora l’Italia ha un nuovo governo. La raccomandazione è ancora valida. Stare fermi non è un’opzione”.

Con le nuove nate nel primo semestre del 2018, il numero complessivo delle scaleup in Italia oggi supera le 200 unità (il Regno Unito ne ha prodotto ulteriori 246 nello stesso periodo, superando le 1.900 unità complessive), con una densità pari a 0,3 scaleup ogni 100.000 persone e un indice di investimento medio pari allo 0,07%. Risultati che collocano il paese all’ottavo posto nella classifica europea su entrambi i parametri con valori ben al di sotto della media.

Sul fronte hub, il principale resta ancora Milano con 78 scaleup (pari al 44% del totale), mentre Roma segue a grande distanza (12 scaleup, 10% del totale). Altre piazze principali risultano Napoli, Firenze e Cagliari, Bologna e Torino. I settori più forti sono l’e-commerce e il fashiontech.

“L’emergere di hub secondari è un fenomeno interessante e comune a molti paesi europei. Il loro potenziale e il loro ruolo in termini di innovazione e sviluppo locale non possono essere trascurati. È necessario impostare una strategia per supportare e connettere a livello internazionale tutti questi hub. Uno studio dedicato proprio agli Startup Hub in Europa – ha concluso Onetti – sarà presentato il 21 novembre da Mind the Bridge al Parlamento Europeo alla presenza del Presidente Antonio Tajani”.

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