Industria Metalmeccanica: difficoltà a reperire competenze tecnologiche-digitali
AZIENDEPRIMO PIANOREPORTS 19 Settembre 2022 digitalvoice

Sono stati diffusi i risultati della 163ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica.
Per la 163° Indagine Congiunturale, Federmeccanica ha realizzato tre focus specifici. Uno degli approfondimenti è relativo alla difficoltà di reperimento di manodopera per le aziende del settore. Tali problematiche sono state evidenziate da più di sette imprese su dieci (71%), una percentuale di gran lunga superiore al 56% ottenuto nell’analoga rilevazione svolta a giugno 2021. Per il 46,1% del campione le competenze difficili da reperire sono quelle tecniche di base/tradizionali, mentre quelle tecnologiche avanzate/digitali e quelle trasversali (ad esempio la capacità di risolvere problemi, prendere decisioni, lavorare in gruppo, comunicazione e autonomia) sono state segnalate dal 22% degli imprenditori.
Gli altri due apptrofondimenti sono dedicati :uno ai rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia che hanno determinato un impatto significativo sui costi di produzione nel 79% delle imprese che hanno partecipato all’indagine: per oltre la metà (52%) gli elevati costi di energia e materie prime hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, mentre per due su dieci si è verificata una riduzione dell’attività di investimento; il 7% rischia di dover interrompere l’attività produttiva (era il 4% nella scorsa rilevazione): l’altro approfondimento è volto a valutare l’impatto dell’attuale fase economica sull’attività di investimento delle imprese metalmeccaniche: il 68% prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi. , Nel 24% dei casi, gli investimenti saranno destinati ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.); Il 21,7% prevede di realizzare investimenti in tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0) e il 19,6% in formazione, il 17,2% in sostenibilità ambientale e risparmio energetico e il 16,6% in ricerca e sviluppo.
In sintesi ,nei primi sei mesi del 2022 la produzione metalmeccanica italiana ha mostrato segnali contrastanti culminati con un calo del mese di giugno (-3,2% rispetto a maggio). Nel secondo trimestre, pur con una variazione positiva dell’1% t/t, i volumi sono mediamente diminuiti dell’1,2% a/a. Per il terzo trimestre le imprese prevedono un aggravamento della congiuntura: solo il 27% è soddisfatto del portafoglio ordini rispetto al 33% della precedente rilevazione.
Tra gennaio e giugno, l’export è aumentato del 15,8% ma si rileva un’attenuazione tra primo e secondo trimestre. Positivo il trend verso i Paesi Ue (+18,9%), mentre diminuisce verso Cina (-12,5%) e Russia (-13,3%).
Il 79% delle imprese registra un impatto significativo sui costi di produzione dovuti ai rincari delle materie prime e dell’energia che, per oltre un’azienda su due (52%), hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva e una riduzione del Margine Operativo Lordo (68%).
Diego Andreis (NELLA FOTO) , Vice Presidente Federmeccanica ha dichiarato «Stiamo navigando in acque molto agitate per effetto, tra le altre cose, dell’onda lunga determinata dall’incremento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici – ha dichiarato –. Prima si diceva che eravamo dentro una tempesta perfetta, ora stiamo vedendo arrivare un vero e proprio tsunami che ha già incominciato a toccare le nostre imprese in maniera molto pesante e il peggio è ancora a venire se non si interverrà in modo forte e deciso. I dati parlano chiaro e sono ancora provvisori perché relativi ai primi sei mesi dell’anno. Ci sono aziende che a queste condizioni non ce la faranno, altre che si sono già organizzate per sospendere la produzione e ci si chiede quante di queste ritroveranno la domanda persa, soprattutto in un contesto, quello energetico, che sta colpendo così duramente solo l’Europa con l’Italia al centro. Stiamo accumulando ritardo sia negli interventi strutturali che in quelli congiunturali, a livello europeo e nazionale. Noi facciamo la nostra parte come sempre e questo emerge anche dal dato sugli investimenti previsti dalle aziende che, nonostante tutto, ad oggi continuano ad esserci in molte imprese. Servono scelte forti di politica energetica all’interno di una più ampia politica industriale che possa ridare respiro alla competitività delle imprese, consentendo di alimentare e aumentare gli investimenti. Si tratta di investire non solo nel futuro di un’azienda, ma nel futuro del Paese.»
Le attese delle imprese sono inoltre fortemente condizionate dalle conseguenze economiche e umanitarie del conflitto russo-ucraino che ha inasprito la spirale dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime, rendendo più complessa e onerosa l’attività produttiva.
«Ci sono tanti segnali nella nostra indagine e tutti sono contrastanti – ha commentato Stefano Franchi, Direttore Generale Federmeccanica – Abbiamo risultati positivi della produzione industriale nel secondo trimestre con peggioramento però nell’ultimo mese, ed un dato complessivamente negativo se confrontato con lo scorso anno. Abbiamo ancora imprese che prevedono di aumentare l’occupazione ma aumentano le aziende che fanno fatica a trovare i profili che servono. Esistono e resistono, evidentemente, problemi strutturali nel nostro Paese che si fatica a risolvere e che non fanno che amplificare le criticità in una fase difficile come quella che stiamo vivendo. Abbiamo comparti in lieve crescita e settori in evidente difficoltà come l’automotive toccato da problemi congiunturali e nel bel mezzo di una complessa transizione tecnologica ed ecologica. È pertanto necessaria una politica industriale organica che consenta di cogliere le opportunità che ci sono e di affrontare i problemi che emergono nell’interesse generale.»