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Federmeccanica, formazione contro la stagnazione
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Numeri impietosi e deludenti”: così Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica, ha commentato i risultati della 148esima indagine congiunturale relativa al III trimestre 2018, che registra un +0,1% sul secondo trimestre di quest’anno ed evidenzia una fase di sostanziale stagnazione.

“È notorio che gli imprenditori della Federmeccanica, che rappresenta 100.000 aziende, 1.600.000 addetti e l’8% del Pil nazionale, siano molto reattivi. Metteremo in campo tutte le nostre forze per reagire e investiremo sempre più nei giovani”.

A questo proposito, l’associazione confindustriale ha lanciato lo scorso 26 novembre una petizione denominata ‘Più Alternanza Più Formazione’ che ha già raggiunto circa 20.000 firme raccolte non solo tra gli imprenditori del settore, ma anche tra vari soggetti della società civile slegati dal mondo delle imprese.

La petizione, costruita sulla piattaforma Change.org, si può trovare sul sito e i social network di Federmeccanica, e nasce da indagini associative secondo cui il 50% delle imprese ha difficoltà a reperire personale qualificato e, una volta finalmente trovato, il 22% ne ritiene inadeguata la preparazione.

“Quello dell’istruzione e della formazione – ha detto Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica – è un tema cruciale. I dati ci dicono che siamo in grave ritardo. È evidente lo scollamento tra scuola e impresa, che rende poi necessari interventi formativi riparatori non solo sulle nuove tecnologie, ma anche per le competenze di base. Per questo abbiamo lanciato la nostra petizione e chiediamo al governo due cose, principalmente: mantenere, in particolare negli istituti tecnici e professionali, 400 ore di alternanza scuola-lavoro, continuando a garantire strumenti e dotazioni finanziarie necessarie; riconoscere il credito di imposta per le spese fatte dalle aziende per l’alternanza e la formazione del personale funzionale a Industry 4.0, perché la crescita del Paese parte dalla crescita delle persone”.

Con riferimento al Decreto Dignità, infine, il 37% delle imprese pensa di trasformare i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, il 30% non lo farà ed il rimanene 33% è ancora indeciso.

nella foto Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica

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