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Elezioni 2018, il digitale che verrà: Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Più Europa
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Qual è il programma su digitale e innovazione proposto dalle principali formazioni politiche alla vigilia dell’appuntamento elettorale, in caso di vittoria alle urne? Digital Voice ha contattato sul tema i partiti più rappresentativi, quelli che hanno risposto all’invito sono elencati di seguito in ordine rigorosamente alfabetico in 2 articoli separati .

MoVimento Cinque Stelle

Una smart nation è il secondo punto del programma di Governo del MoVimento Cinque Stelle, che si impegna a favorire la digital economy partendo innanzitutto da quattro pilastri: aumento delle competenze digitaliinvestimento pubblico nella infrastruttura in fibradigitalizzazione della PA;investimenti in industria 4.0.

Il M5S vuole sin da subito abolire le barriere che oggi limitano la nascita e lo sviluppo delle idee innovative, da una parte andando a eliminare burocrazia e oneri per le imprese, specie nei primi anni di attività (come il contributo minimale INPS che impone il pagamento di 3600€/anno per ogni socio amministratore o dipendente di SRL, anche se fattura zero), dall’altra favorendo l’incontro degli innovatori tramite eventi o grazie all’istituzione di nuovi spazi di coworking laddove esistano locali pubblici inutilizzati. Sul versante PA, la strategia di evoluzione proposta si fonda in una prima fase sull’approccio“digital first” per poi evolvere verso quello “digital only”. Per il M5S ogni pratica amministrativa dovrà essere espletabile online.

Sempre nell’ottica di rendere efficiente la spesa, il M5S propone di riorganizzare il parco degli 11.000 data center così da ridurli a non più di 10.

In caso di vittoria alle urne, inoltre, il M5S vuole che nel corso della prossima legislatura tutti gli italiani entrino in possesso di un’identità digitale (SPID oggi conta oltre 2 milioni di identità rilasciate). Una modalità per incentivare l’utilizzo di Internet e della banda ultralarga e stimolare la domanda che propone il M5S, è quella dei voucher. Nel programma di Governo M5S, Internet deve essere servizio universale e la connessione deve essere equiparata a quelli che sono anche i parametri minimi indicati dalla Commissione Europea (30Mbit/s per tutti i cittadini entro il 2020) o comunque a non meno di 20 Mbps.

Andrà inoltre inserito nel sistema scolastico il dovere di educare all’uso e alla consapevolezza della rete, oltre che ad una generale campagna di sensibilizzazione ed informazione sul mondo digitale.

Partito Democratico

A parlare per il Partito Democratico è Sergio Boccadutri, referente del partito per Digitale e Innovazione.

Dopo aver ricordato i meriti del Piano Calenda, che ha interpretato le nuove esigenze produttive della trasformazione digitale, Boccadutri guarda al futuro: “La prima questione riguarda il metodo dell’innovazione – dice – Chi fa politica deve renderla socialmente accettabile senza frenarla, facendo in modo che il nostro il Paese sia permeabile al progresso. C’è un problema di regolazione ma non tutto è regolabile, perché non ci si può cristallizzare nell’esistente bloccando, di fatto, il futuro.

C’è stato un lavoro sulla banda ultralarga in un momento delicato e, affrontando il problema della connettività diffusa, Renzi ha operato una scelta strategica – rivendica Boccadutri – Adesso c’è da fare la realizzazione delle aree bianche, l’incentivazione sulle zone grigie, quindi il discorso verte su come si continua in questa direzione innestandovi il tema del 5G. Nel 2015 il Partito Democratico ha messo attorno al tavolo tutti gli stakeholder coinvolti nella gestione delle frequenze, adesso bisogna governarle.

Altro tema riguarda i dati: vanno operate delle scelte coordinate a livello di Ue, anche circa la cybersecurity, e va affrontato il discorso relativo allo squilibrio informativo, tema strategico di cui la politica deve occuparsi. Ulteriore argomento affrontato e da non trascurare in futuro riguarda le tematiche relative all’impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo.

La semplificazione amministrativa è da sempre volano per la crescita, quindi è necessario dare maggiore efficacia alla Pubblica Amministrazione attraverso nuove competenze digitali, perché poi quest’operazione aiuta nella relazione con il cittadino e le imprese. Le competenze sono un fatto professionale ma anche civile, perché toccano un ambito trasversale. Si tratta, insomma – conclude Boccadutri – di una rifondazione generale in un quadro di profondo e continuo cambiamento”.

 

Più Europa

Coerentemente con la propria impostazione generale, il programma di Più Europa è incentrato sul federalismo continentale.

La formazione politica guidata da Emma Bonino si propone meno burocrazia con la firma digitale che abbatte il costo della carta in una cornice legale minima per la tutela dei consumatori e lavoratori e contribuenti in ambito digitale, auspicando normative di tipo europeo.

Più Europa favorirà l’utilizzo di Spid, strumento attendibile che garantisce la privacy del cittadino.

In ambito privato, poi, i dati devono essere ceduti in ambito volontario ad intermediari che fanno da massa critica, come già avviene con le banche.

Più Europa si attiverà per Trattati digitali europei, perché l’unica forma di sovranità è nell’ambito del Vecchio Continente. Qualsiasi forma di provvedimento nazionale, infatti, secondo Più Europa nel giro di qualche anno risulterebbe obsoleto, perché ci muoviamo in un contesto globalizzato con i giganti statunitense e cinese che imporranno sempre maggiormente i propri monopoli.

La proposta è dunque di incrementare il bilancio comune europeo, dando un terzo di esso alla ricerca applicata, e di collegare le nostre aziende a quelle francesi e tedesche per un ecosistema continentale che faccia da contraltare ai colossi già in azione.

Più Europa plaude poi al recente bando relativo ai competence center, da velocizzare, e scommette sulla ripresa economica legata al digitale che consente al piccolo artigiano di vendere i propri prodotti in aree prima irraggiungibili, a patto che ci siano le competenze su cui investire.

La formazione continua, infatti, è l’unico modo per essere protetti in un mercato del lavoro in strutturale trasformazione. Frenare il debito pubblico, quindi, non deve essere ostativo per la produttività, ma si deve fare tagliando gli sprechi e la spesa inutile di pratiche ormai semplificabili proprio grazie agli strumenti digitali.

 

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