Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website
Ciafani “imprimere un’accelerata alla rivoluzione dell’economia circolare”
Share this… Facebook Pinterest Twitter Linkedin Ciafani “imprimere un’accelerata alla rivoluzione dell’economia circolare”
abb rinascimento dig

Cresce l’attenzione e la conoscenza dei cittadini sul tema dell’economia circolare. Resta ampia la fiducia nell’Europa, nel Recovery Fund e nel PNRR, ma per accelerare la rivoluzione circolare in Italia quest’ultimo, per gran parte dei cittadini, dovrebbe prevedere prima di tutto risorse per la riconversione di impianti industriali obsoleti, incentivare le aziende impegnate sulla circolarità, educare i cittadini, sostenere la ricerca scientifica. È quanto emerge in sintesi dal nuovo sondaggio Ipsos “Futuro ed Economia Circolare” a cura di CONOU, Legambiente, Editoriale Nuova Ecologia presentato a Roma nel corso  dell’EcoForum 2021 e dal quale emerge una fotografia interessante. Il 41% degli intervistati conosce i principi di questo nuovo modello di sviluppo economico e negli ultimi tre anni la quota dei consapevoli su questo tema è passata dal 17% al 25% soprattutto grazie ai mezzi di informazione, in particolare la tv, seguita dalla stampa e dai social network (in particolare Facebook). Per il 50% degli intervistati, inoltre, ricerca ed innovazione possono dare un contributo positivo nella transizione verso la sostenibilità e l’economia circolare. In questo contesto resta ampia la fiducia nei confronti dell’Europa nell’indirizzare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile. In particolare per il 73% dei cittadini intervistati il Recovery Fund e il suo piano attuativo PNRR si confermano una buona occasione per un rilancio green dell’economia, ma tra le azioni prioritarie al centro del PNRR per il 47% degli intervistati ci devono essere risorse per la riconversione degli impianti industriali obsoleti, per il 36% occorre incentivare le aziende impegnate sulla circolarità, per il 40% educare i cittadini e per il 39% sostenere la ricerca.

“In Italia è arrivato il momento di imprimere un’accelerata alla rivoluzione dell’economia circolare avviata dall’Europa – dichiara Stefano Ciafani(nella foto), presidente nazionale di Legambiente –. Nel nostro Paese vantiamo molte esperienze virtuose pubbliche e private, dal nord al sud della Penisola, ma sono ancora troppi i problemi da risolvere. Ora è fondamentale definire un vero e proprio piano nazionale dell’economia circolare che abbia al centro la costruzione di mille nuovi impianti di riuso e riciclo, la promozione del dibattito pubblico per coinvolgere i territori nella loro realizzazione, il rafforzamento dei controlli ambientali, più semplificazioni e decreti End of waste, lo sviluppo del mercato dei prodotti riciclati. Solo così si potrà accelerare questa crescita su cui sta crescendo l’attenzione di cittadini e aziende, come è emerso anche dal nuovo sondaggio Ipsos, anche se c’è ancora molto da fare in termini di campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema anche per contrastare l’effetto Nimby”.

Tornando al sondaggio Ipsos, altri temi affrontati nell’ambito della ricerca sono stati la circolarità in Italia e l’effetto Nimby. Per quanto riguarda il primo, dal sondaggio emerge una pesante sottostima della capacità del Paese di essere un leader nell’economia circolare. Per il 51% degli intervistati l’Italia è al di sotto della media europea rispetto all’attenzione nei confronti della circolarità a causa ad esempio della mancanza dei controlli (33%), al fatto che Governo e istituzioni emanano norme poco efficaci (22%), i cittadini non sono attenti (20%). Solo il 13% degli intervistati è a conoscenza che l’Italia è tra le più virtuose in Europa per riciclo. Il 33% lega le motivazioni prevalentemente alla quantità di raccolta differenziata, mentre il 24% all’attenzione dei cittadini e il 18% alla sensibilità ambientale. Passando alla questione effetto Nimby, dal sondaggio emerge che oltre la metà degli intervistati non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali ‘vicino’ alla propria abitazione. Tra le motivazioni spicca per il 55% degli intervistati l’inquinamento dell’aria, per il 33% dall’inquinamento dell’acqua e per il 25% da quello acustico. I cittadini sono consapevoli che il tema Nimby sia spinoso e che è necessario trovare una sintesi delle esigenze dei singoli soggetti coinvolti, che giunga a soluzioni migliori. Una buona interazione tra il Governo nazionale e le regioni, come espressione delle esigenze territoriali, dovrebbe portare nelle aspettative a scelte condivise.

Share this…

About author

digitalvoice

555555555555555555555 ssssssssssss