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Analisi EY: attività di aggregazione e investimento in Italia nel 2020 e ripartenza
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Il totale investito nel nostro Paese nel corso del 2020 considerando sia investimenti nelle aziende (M&A) sia investimenti istituzionali nel settore immobiliare (Commercial Real Estate) ammonta a circa € 48 miliardi, in linea con il 2019, nonostante la forte battuta di arresto in primavera a causa del lockdown.

Tra i settori più impattati dal Covid-19 nel 2020: retail, beni di consumo non alimentari, prodotti e macchinari industriali, trasporti, outdoor e tempo libero, costruzioni. Il settore dei servizi finanziari, trainato dall’evoluzione digitale, è risultato il più performante per valore aggregato di acquisizioni (€ 13,7 miliardi), in primis per effetto della fusione di UBI Banca in Intesa Sanpaolo. I comparti più attrattivi per gli investitori strategici e finanziari sono quelli risultati più difensivi e resilienti alla crisi, quali infrastrutture digitali e fisiche, energia, farmaceutico, healthcare, agroalimentare, packaging

I fondi di Private Equity e i fondi infrastrutturali si confermano attori fondamentali per l’attività M&A in Italia, avendo realizzato il 35% delle transazioni avvenute nel 2020, per un valore aggregato di c. € 10 miliardi; per il 2021 stimiamo che i fondi continuino a guardare con interesse alle opportunità di rafforzamento del capitale delle aziende, anche con strutture di investimento più complesse rispetto al passato (minoranze e interventi con strumenti di debito e semi-equity).

Le opportunità per la ripartenza nel 2021

Secondo un modello proprietario di previsione macroeconomica, EY ha stimato per l’Italia, penalizzata dalla dipendenza dai flussi di commercio internazionale e dall’ammontare elevato di debito pubblico, una modesta ripresa del PIL per il 2021, in un intorno del 5% – 5,5%, trainata dal recupero dei consumi domestici. Ciononostante, il lockdown ha ancora un impatto rilevante sia sui consumi sia sul clima di fiducia di consumatori e imprese. La crescita attesa nell’anno in corso segue un 2020 fortemente penalizzato dalle misure anti-Covid, con un tasso di decrescita stimato dall’Istat dell’8,9%.

In molti settori, l’impatto dell’emergenza sanitaria sulle aziende ha determinato una contrazione di marginalità e un incremento del debito, con rilevanti impatti sulla patrimonializzazione. Il trend di crisi del 2020 ha determinato una relativa scarsità di asset in vendita sul mercato, poiché le società di molti settori restano in attesa di osservare risultati in crescita nel 2021, rispetto all’anno passato. Tuttavia, le esigenze di ricapitalizzazione e finanziamento offrono interessanti opportunità per i fondi di Private Equity, anche tramite soluzioni di investimento più complesse rispetto al passato (minoranze e interventi con strumenti di debito e semi-equity). Molti gruppi guardano con interesse all’attività M&A come strumento per ridefinire il proprio business model, anche in termini di strategia digitale, capacità produttiva e supply chain. I principali driver dell’attività M&A attesa nel 2021 sono rappresentati da:

Ampia liquidità disponibile nel sistema; continua ad essere positiva l’attività di raccolta dei fondi e il relativo dry powder (ammontare raccolto e non ancora investito). Oltre che a livello globale, si è assistito a un crescente accantonamento di liquidità anche in Italia, da parte delle famiglie e delle imprese, per effetto del clima di incertezza, della scarsa fiducia nelle prospettive di ripresa e delle misure di confinamento, che hanno ridotto le occasioni di consumo. Creare le condizioni per rimettere in circolo tale liquidità è essenziale per la ripresa di consumi e investimenti;

Forte calo delle performance 2020 delle aziende operanti in molti settori impattati dalla crisi sanitaria e difficoltà ad affrontare i temi valutativi in un contesto di mercato molto volubile; questo trend ha fatto esplodere in molti casi il cosiddetto bid/ask gap, con un conseguente freno all’attività transazionale;

Azione di supporto diretta e indiretta da parte del Governo, con strumenti finalizzati a rafforzare la liquidità delle aziende. Il Patrimonio Rilancio promosso dal MES e il Fondo Nuove Competenze possono rappresentare, tra gli altri, una rilevante opportunità per favorire i processi di trasformazione necessari, ma con un potenziale freno all’attività M&A;

Disponibilità di risorse dal Recovery Fund che possano agevolare il processo di trasformazione e modernizzazione del Sistema Italia. I maggiori benefici si attendono per le aziende dei settori più in crescita (quali energy transition e sostenibilità, salute e sicurezza, digitale e mobilità,), che potranno quindi essere più frequentemente interessati da operazioni di acquisizione e combinazione aziendale.

Marco Daviddi(  nella foto), Mediterranean Leader dell’area Strategy and Transactions di EY, commenta: “Nonostante l’outlook moderatamente positivo per l’attività M&A in Italia, nel 2021 il mercato sarà caratterizzato da spinte contrapposte, tra acquirenti e venditori, con molti punti interrogativi sulla solidità della pipeline di nuove operazioni. L’effetto combinato di riduzione di ricavi e di crescente indebitamento pone in maniera forte il tema della solidità patrimoniale delle imprese, già caratterizzate, storicamente nel nostro Paese, da dimensione contenuta e limitata disponibilità di capitale. Tutto questo in un contesto che rende ancora più urgenti interventi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale, specie per quanto riguarda canali di vendita, supply chain e processi di re-skilling del personale. I fondi potranno avere un ruolo determinante se saranno in grado di strutturare operazioni più complesse rispetto al passato e ci aspettiamo anche una sensibile ripresa della raccolta di capitali sui mercati regolamentati”.

 

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