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Il Consiglio di Stato da ragione ad Assintel ed Assoprovider sul tema  SPID Il Consiglio di Stato da ragione ad Assintel ed Assoprovider sul tema  SPID
“L’affidabilita’ di una azienda non dipende dal capitale sociale” La quarta sezione del Consiglio di Stato presieduta da Sergio Santoro ha confermato la sentenza... Il Consiglio di Stato da ragione ad Assintel ed Assoprovider sul tema  SPID

“L’affidabilita’ di una azienda non dipende dal capitale sociale”

La quarta sezione del Consiglio di Stato presieduta da Sergio Santoro ha confermato la sentenza del Tar del Lazio  del 2015 che aveva accolto il ricorso al DPCM del 24.10.2014 relativo alle caratteristiche del Sistema Pubblico per la gestione dell’identita’ Digitale di cittadini e imprese, presentato da Assintel e Assoprovider. La sentenza del Consiglio di Stato n° 01214/2016 del 24 Marzo 2016,  annullando definitivamente i requisiti di capitale per le attività di identity provider stabiliti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, afferma una volta per tutte, come l’affidabilità di una azienda non possa essere messa in relazione al capitale sociale.

Assintel Insieme ad Assoprovider avevano depositato un Ricorso al TAR Lazio per l’annullamento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, pubblicato in Gazzetta ufficiale a dicembre  del 2014,  che aveva istituito lo SPID, il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese.

L’Impugnazione si era resa necessaria in quanto la stessa norma conteneva secondo i ricorrenti disposizioni direttamente lesive dei diritti dei loro Associati.

In particolare il sistema delineato dalla Presidenza del Consiglio impediva alle piccole e medie imprese italiane del comparto ICT di far parte del sistema di identificazione delle identità digitali che fa da perno all’intero sistema di rapporti tra cittadini digitale e Pubblica Amministrazione.

La presenza di un capitale molto elevato per esercitare le attività di identificazione e l’artificiosa distinzione tra fornitori di servizi e gestione delle identità digitali, in un sistema di identificazione che vede al contrario già protagoniste le  imprese associate, determina l’esclusione dal mercato dei servizi digitali delle Pubbliche Amministrazioni di migliaia di piccole e medie aziende italiane.

La norma sembrava inoltre contrastare con quanto previsto dal Regolamento Europeo in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno, approvato a luglio dello scorso anno.

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