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“Europa più unita, formazione in sinergia con l’impresa e banda ultralarga per tutti”
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Intervista a Paolo Galassi, Presidente A.P.I. , Associazione Piccole e Medie Industrie  che delinea auspici e scenari riguardanti il prossimo futuro

 

Una realtà di 2.500 PMI che impiegano oltre 50.000 addetti, generando un giro d’affari di circa 12 miliardi di euro ogni anno. Sono i significativi numeri di A.P.I., Associazione Piccole e Medie Industrie operativa nel territorio lombardo. Una qualificata rappresentanza da ascoltare in un tempo di grandi trasformazioni e sfide, come si capisce dalle parole del suo Presidente, Paolo Galassi.

– Cosa vi aspettate dal nuovo governo?

 Chiediamo quanto auspicato soprattutto da dieci anni a questa parte con chi li ha preceduti, spesso miopi alle necessità di economia e sviluppo delle piccole e medie imprese che sono il tessuto produttivo prevalente del Paese. In Italia oltre l’80% di esse sono di piccole dimensioni, con meno di 50 dipendenti, ma anche in Europa i numeri sono di tutto rispetto, basti pensare ai 23 milioni di piccole e medie imprese che rappresentano il 99% del totale delle aziende e il 67% dei posti di lavoro, con il 90% che ha meno di 10 dipendenti. Noi siamo fortemente europeisti, basti pensare che l’export nel Vecchio Continente è una fetta pari al 65%. La globalizzazione ha cambiato il mondo industriale, noi dobbiamo andare avanti e avere il coraggio di chiedere regole certe e uguali per tutti, perché oltre alla fiscalità alle stelle tipicamente italiana e al credito bancario differente a seconda che ci sia già un’attività avviata o un giovane agli inizi, soffriamo anche di norme differenti da Paese a Paese, per cui le esportazioni non hanno una regola unica. Dopo dieci anni di crisi abbiamo bisogno di una fiscalità comune, di un sistema bancario coeso, di un quadro certo di regole valide ovunque, per cui non convenga più delocalizzare la manodopera in altre parti d’Europa che deve competere compatta con entità più grandi su scala mondiale.

Ci sono iniziative che vi vedono impegnati nel mondo della formazione, di cui spesso si denuncia la carenza in ambito digitale?

 La formazione è interessata da un’altra urgenza, perché dovrebbe essere incentrata sulle nuove tecnologie e sulle idee che dovrebbero scaturire da chi sta in trincea, non solo da circolari ministeriali lontane da qualsiasi ciclo produttivo. Si dovrebbe avere un programma economico da parte di un pool di imprenditori che affianchi le iniziative di formazione, affinché questa incontri finalmente il mondo del lavoro. Fondamentale, poi, è che la Regione Lombardia finanzi le iniziative di formazione continua, favorendone l’accesso anche alle micro e piccole imprese che altrimenti non avrebbero modo di sostenere la crescita del proprio personale interno, diversamente dalle grandi con più disponibilità economiche. L’anno scorso abbiamo erogato circa 4.200 ore di formazione finanziata, un dato che simboleggia la tensione dell’impresa al miglioramento continuo.

Pensate che grazie al digitale si possa salvaguardare e potenziare la competitività delle Pmi in un mercato ormai globale?

Il Piano Industria 4.0 ha creato positivi e innegabili benefici, ma per le grandi aziende. Noi necessitiamo di un’infrastruttura di telecomunicazioni efficace, efficiente e capillare. Fuori dalla città di Milano la banda ultralarga è pressoché inesistente, con una copertura pari solo al 22% rispetto al 77% garantito, ad esempio, dalla Regione Calabria. L’anno scorso sono state numerose le imprese che hanno segnalato casi di interruzione del servizio o di eccessiva lentezza responsabili, in alcuni casi, del blocco della produzione oppure della perdita di ordinativi importanti, rischiando di compromettere anche il rapporto con i clienti. Gli obiettivi di Italia Digitale 2020 vanno resi concreti da subito e calati nella realtà in cui noi viviamo.

Foto Paolo Galassi, Presidente A.P.I. , Associazione Piccole e Medie Industrie  della Lombardia (FOTO Antonio Righetti/Adhoc Media)

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