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Banca Popolare di Milano in prima linea nella Sicurezza Informatica
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BPM, realtà bancaria di primo piano nel nostro Paese, per il tipo di business in cui opera è continuamente esposta a minacce di attacchi informatici. Abbiamo intervistato John Ramaioli, Responsabile Sicurezza e Business Continuity di Banca Popolare di Milano, per capire come la banca è oggi in grado di rispondere ai rischi in ambito Cybersecurity.

Buongiorno Dott. Ramaioli, innanzitutto qual è oggi la sua attività in Banca Popolare di Milano?

Sono responsabile dell’unità organizzativa Sicurezza e Business Continuity, che opera in staff al COO (Chief Operating Officer) e segue diversi ambiti riconducibili alla sicurezza del patrimonio informativo dell’azienda, in stretta collaborazione con le funzioni IT. Come funzione specialistica ci occupiamo anche di continuità operativa, di rischio informatico, di frodi sui canali on line, di policy e di amministrazione della sicurezza con una visione il più possibile integrata dei fenomeni.

Dal suo punto di vista negli ultimi anni come sono cambiate le minacce e la tipologia di attacchi informatici?

L’utilizzo sempre più esteso delle soluzioni digitali, la crescente necessità di interconnettere i sistemi informatici e la diffusione dei device mobili, sia a livello individuale che aziendale, hanno contribuito indubbiamente a rendere più complesso lo scenario da governare. Questo ha determinato non tanto un cambiamento nei vettori di attacchi, che continuano ad essere prevalentemente collegati a mail di spam o di phishing (con presenza di link o codice malevolo) ed alla navigazione web su siti compromessi, ma un deciso incremento delle possibilità degli hacker di indirizzare gli attacchi, dal momento che siamo di fronte a delle vere e proprie organizzazioni criminali che si muovono in ottica industriale nel perseguire lo scopo di lucro, con capacità economiche e tecnologiche decisamente significative.

Quali sono i rischi maggiori a cui sono esposte le aziende come la sua?

Per la nostra azienda, trattandosi di una banca fortemente orientata ai servizi digitali, il rischio principale è legato al furto di dati e di informazioni dei clienti, per cui si tratta di un rischio molto rilevante, considerato che oltre al danno diretto, emerge un impatto indiretto meno evidente ma forse ancora più significativo legato alla reputazione della Banca e alla perdita di fiducia del cliente.

Dalle banche, ma sempre più spesso compromettendo direttamente i Pc dei nostri clienti, il criminale tenta quindi di acquisire informazioni, ad esempio numeri di carte di credito, credenziali per l’accesso ai servizi on line e altre informazioni riservate, che possono essere facilmente rivendute sui mercati illegali o utilizzate direttamente per perpetrare frodi.

Non mancano tuttavia le azioni mirate a creare disservizi e blocchi operativi in particolare sui portali on line utilizzati dalla clientela, per poi magari chiedere un riscatto o anche solo per verificare potenziali punti di debolezza del sistema di sicurezza.

Quali sono a suo avviso gli assi portanti per disegnare una strategia di Cybersecurity?

I pilastri di una strategia di Cybersecurity sono sostanzialmente: Tecnologia, Processi, Persone e Information sharing. Riguardo alla tecnologia, la nostra Banca investe continuamente risorse economiche e umane per proteggere il patrimonio informativo proprio e dei clienti; nel piano industriale della Banca Popolare di Milano è presente uno specifico progetto di “Sicurezza Informatica” con l’obiettivo di un costante miglioramento e presidio del livello di sicurezza e di rischio informatico. Ma non ci si può fermare, le organizzazioni criminali evolvono di continuo con l’aiuto delle nuove tecnologie. Dobbiamo stare al passo, aggiornarci, dotarci di misure sempre più sofisticate ed efficaci e di un governo della sicurezza sempre più attento. Processi e persone sono anch’essi un aspetto fondamentale, per cui fare formazione a tutti i livelli per sensibilizzare i dipendenti sui rischi è, e continuerà ad essere, un impegno costante. Inoltre, la valutazione del livello di rischio, ora anche quello informatico, deve essere parte integrante di qualunque decisione di investimento/iniziativa, per poter essere in grado di considerare anche eventuali costi nascosti di un investimento. Anche la condivisione delle informazioni sulle nuove vulnerabilità, minacce o incidenti più recenti e la collaborazione tra tutti quelli che “fanno sicurezza” rappresenta un valore perché accelera la conoscenza dei fenomeni, riduce i tempi di reazione e quindi rende più efficace l’azione di contrasto nei confronti dei criminali.

Infine, quali sono i trend emergenti dal punto di vista tecnologico?

Indubbiamente, il tema centrale è fare un monitoraggio preventivo, per poter individuare gli eventi prima che diventino delle vere minacce e si trasformino in incidenti. Il problema, però, è che spesso l’analisi degli eventi genera un overload non sostenibile, come sottoprodotto di un numero considerevole di falsi positivi.  Sicuramente l’evoluzione tecnologica, in particolare la disponibilità di motori di analytics sempre più sofisticati che siano in grado di analizzare sia dati correlati all’attività della banca che provenienti dal mondo esterno consentirà di ottimizzare questi processi e di renderli più efficaci. Senza dimenticare la necessità di nuove competenze specialistiche che uniscano alla capacità di analisi dati le conoscenze specifiche di sicurezza informatica.

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