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Aruba: Stefano Cecconi, spiega il progetto Hyper Cloud Data Center a Roma
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Aruba apre il suo quarto data center italiano a Roma che sarà completato entro la primavera 2020 con un investimento di circa 300 milioni di euro in cinque anni

 Intervista a Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba S.p.A.

 Complice forse il rapporto privilegiato con Ducati, la corsa di Aruba accelera e brucia sempre più tappe. Dopo il Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro in provincia di Bergamo inaugurato solo pochi mesi fa, infatti, ecco che arriva la costruzione del nuovo Hyper Cloud Data Center a Roma, con un investimento di circa 300 milioni di euro in cinque anni. Sommando a questi i due di Arezzo, arrivano dunque a quattro i data center italiani della società fondata nel 1994. Stefano Cecconi , risponde alle nostre domande su questo progetto

Quale il motivo di quest’investimento così importante su Roma a così poca distanza temporale da quello di Bergamo?

 “A Nord avevamo previsto da tre ai cinque anni per vendere gli spazi già realizzati con il primo edificio di 10.000 metri quadrati, invece è già pieno; siamo quindi partiti con la progettazione e realizzazione del secondo e terzo edificio all’interno del campus di Bergamo. Per questo motivo ci siamo detti che era il caso di accelerare l’intero programma con uno sforzo extra da più punti di vista e scommettere su Roma, dove saremo operativi entro la primavera del 2020. L’iter autorizzativo, che riguarda il rilascio dei permessi, non dipende da noi, ma per quanto attiene alla nostra sfera di intervento ce la stiamo mettendo tutta perché, come dimostra anche la scelta di Ducati, ci piace correre.

L’accoglienza ricevuta dalle istituzioni locali è stata calorosissima. Se l’aspettava?

 Non fino a questo punto, devo essere sincero. Sono stato stupito e felicissimo dell’accoglienza riservataci da Regione e Comune, perché normalmente quando vengono fatti questi investimenti non c’è una simile attenzione che, quindi, non è affatto scontata. Ciò ci infonde fiducia e ci garantisce nel convincimento che abbiamo fatto la scelta giusta. Per noi approdare nell’area del Tecnopolo Tiburtino di Roma est ha avuto un grande significato, visto che siamo spesso costretti ad appoggiarci ad aree industriali meno ospitali dal punto di vista dei servizi e dell’approvvigionamento di energie. Nel Tecnopolo, invece (società per azioni costituita, unitamente a Comune di Roma e Regione Lazio, dalla Camera di Commercio di Roma, che ne è azionista al 95%, ndr), abbiamo trovato una situazione già pronta con tutte le condizioni migliori per partire.

La sindaca ha parlato delle grandi potenzialità di Roma, in cui ci sono le condizioni per un sempre maggiore sviluppo. Quale la vostra valutazione?

 Noi vediamo tanto da fare su Roma con molte realtà da servire localmente, sia dal nostro punto di vista che per il nostro settore in genere. Prima lo facciamo e meglio è, perché è il mercato a chiedercelo. Le aziende hanno bisogno di infrastrutture come i data center e una serie di servizi che consentano loro di sviluppare il proprio business. Anche qui, ormai, proviamo a pensarci noi per dare risposta alle necessità del settore pubblico e delle aziende del centro e sud Italia”.

Una festosa accoglienza istituzionale

La grata accoglienza ricevuta da Aruba è ben sintetizzata nelle dichiarazioni della sindaca di Roma, Virginia Raggi, e nelle parole di  Gian Paolo Manzella, assessore Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Startup, “Lazio Creativo” e Innovazione della Regione Lazio.

“Salutiamo con gioia l’arrivo di Aruba, che ha una storia di successo tutta italiana – ha dichiarato Raggi – Si tratta di un’azienda che non scappa dal nostro Paese e vuole investire a Roma, confermando che le condizioni di sviluppo ci sono. Dobbiamo rivalutare il Tecnopolo e lavorare per rendere Roma la startup city d’Europa. Stiamo scommettendo sulla ripartenza di questa città dalle grandi potenzialità. Il Tecnopolo, centro di ricerca tra i più grandi d’Italia, è da rivalutare per incoraggiare investimenti e creazione di ricchezza che traini il nuovo corso dell’economia italiana: questo è un buon esempio per partire tutti insieme”.

“Non possiamo che ringraziare Aruba per la sua scelta così piena di futuro – ha affermato Manzella – Il suo è un segnale importante per il nostro territorio ed il tessuto imprenditoriale e universitario del Lazio. Attorno ai data center, infatti, possono nascere ecosistemi che spetta alla politica sviluppare con l’obiettivo di una salita nel ranking dell’attrazione degli investimenti; un’occasione per noi tutti e per il nostro Tecnopolo, quindi”.

Nella foto  Foto Stefano Cecconi , AD di Aruba S.p.A. e Virginia Raggi ,Sindaca di Roma

Il progetto in pillole:

  • area di 74.000 m² interamente proprietaria, con 52.000 m² di superficie destinata a data center, di cui oltre 30.000 m² alle sale dati;
  • fino a 66 MW di potenza raggiungibile, prodotta al 100% da fonti rinnovabili;
  • completamente ecologico grazie all’uso di energia rinnovabile certificata a livello europeo tramite Garanzia di Origine (Certificazione GO), alla quale si aggiunge l’autoproduzione di energia fotovoltaica e l’uso di sistemi di raffreddamento ad efficienza ottimizzata (free-cooling);
  • collegamenti backbone con i data center IT3 di Ponte San Pietro (BG) e IT1 e IT2 di Arezzo, ed esterni verso internet sia da nord che da sud;
  • massimi livelli di sicurezza logica e fisica con controllo degli accessi e perimetri di controllo multipli;
  • progettato e gestito per rispondere ai requisiti delle certificazioni: Rating 4 ANSI/TIA 942-A, ISO 9001, 27001, 14001 e 50001;
  • data center carrier neutral con servizi di connettività gestita, collegamenti ridondati in fibra e trasporti dedicati;
  • previste circa 200 assunzioni;
  • aree uffici e magazzini a disposizione dei clienti;
  • location facilmente raggiungibile dagli aeroporti internazionali di Fiumicino e Ciampino e dalle stazioni di Roma Termini e Roma Tiburtina.

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